(10 maggio – 14 maggio 2022)
10 maggio
Il viaggio in treno con il Frecciarossa è perfetto, arriviamo a Roma poco dopo le 14.
Purtroppo sperimento subito l’accoglienza della grande città turistica: in un attimo mi aprono lo zaino (che avevo, stupidamente, sulla schiena) e rubano la bella, e affettivamente preziosa, sciarpa
L’albergo Smeraldo, in via dei Chiavari non è niente male, centralissimo, stanza piccola, bagno grande e non manca nulla. Che fare appena arrivati a Roma, dalla quale si manca da almeno tre anni? Si va a ri-vedere i posti del cuore.
Piazza Navona, piena di gente come sempre, incantata davanti alla fontana del Bernini.
San Luigi dei Francesi, dove entro per ammirare per l’ennesima volta Caravaggio, ma per la prima volta mi soffermo davanti all’altare di San Luigi, opera dell’architettrice Plautilla Bricci.
Breve tappa-caffè da S. Eustachio, caffè e crema di zucchero.
In mezzo a tutto questo, c’è stata la visita alla mostra “Crazy, la follia dell’arte contemporanea”, al Chiostro del Bramante. Una carrellata di opere sorprendenti, spiazzanti, quasi tutte belle, quasi tutte avvolgenti e coinvolgenti, pronte a dare una rilettura dell’arte e della sua storia con gli occhi affannosi, superficiali e frettolosi di oggi.
Le fotografie sono capaci di rendere solo in minima parte la sorpresa di essere dentro le opere, catturati da loro. Per la cena scegliamo Sora Lella, ristorante storico è abbastanza famoso: cibo buono, servizio al limite dell’assurdo tanto è disordinato, prezzi milanesi.
11 maggio
Oggi siamo “ospiti” di Monica e Sergio, che ci porteranno a Caprarola a visitare Palazzo Farnese.
L’appuntamento è quasi al capolinea della metropolitana A, qui saliamo comodamente in auto e Sergio, ottimo driver, ci conduce a Caprarola, in provincia di Viterbo
Caprarola è un piccolo paese medievale che fonda la sua economia sull’agricoltura, e soprattutto sulla coltivazione degli alberi di nocciole, destinate alla Ferrero per la preparazione della Nutella (non solo da Alba, quindi …).
Ma a Caprarola c’è Palazzo Farnese, una splendida dimora voluta dal Papa Paolo III, dai locali immensi a testimonianza di una vita lussuosa, ma insieme meditativa, e ricca di cultura.
Gli appartamenti sono spogli di arredi, ma straordinariamente decorati con affreschi (perfettamente conservati) di grottesche, scene mitologiche o ispirate al Vecchio Testamento, stemmi di casate nobiliari, a cominciare dai Farnese stessi
Via via che si procede nella visita, dal pianterreno al primo piano, le stanze si presentano più ricche, più luminose, più affascinanti. Il passaggio da un piano all’altro è condotto da una scala a chiocciola che è un capolavoro architettonico e che si ferma sotto una cupola meravigliosa
Al piano superiore, nella stanza panoramica, con enormi finestre affacciate sul paesaggio, troviamo una incredibile fontana e pavimento in cotto decorato.
Sul finire ci aspettano la stanza dei mappamondi e la stanza dove la volta è decorata dalle immagini delle costellazioni, bellissima!
Gli ultimi minuti sono dedicati alla visita del giardino, del roseto e, infine, del bosco lussureggiante che chiude la proprietà
Sono ormai le 14, e ci regaliamo un ottimo pranzo alla Trattoria del Cimino
Il ritorno a Roma è oltremodo piacevole, e i nostri ospiti ci viziano fino all’ultimo secondo, portandoci quasi all’albergo
Non abbiamo fame, troppo presto per chiuderci in stanza, facciamo un bel giro a ri-vedere altre parti di Roma, che conosciamo benissimo, ma che non si ammirano mai abbastanza
Ci avviamo verso Campo dei Fiori, senza rinunciare a dare un occhio alle vetrine piene di proposte colorate
Entriamo in S. Andrea della Valle, con gli affreschi del Domenichino, proseguiamo verso il Campidoglio, e saliamo per scavalcarlo e ammirare dall’alto i Fori Imperiali.
Costeggiamo il teatro Marcello e raggiungiamo il Ghetto passando sotto il Portico di Ottavia. Lo attraversiamo e infine ci dirigiamo verso l’albergo. Giornata molto intensa.
12 maggio
La giornata inizia con una lunga passeggiata che, attraverso via del Corso, piazza del Popolo, il Pincio e un altro pezzo ancora, ci conduce alla Galleria Nazionale di Arte Moderna e Contemporanea
La costruzione, dall’aspetto un po’ francesizzante, è molto grande e contiene un’amplissima collezione di opere di arte databili da metà 1800 circa ai giorni nostri, sia pittoriche che scultoree. Quindi dall’arte figurativa legata alla vita in campagna o, purtroppo, alle sanguinose guerre per la costruzione dell’Italia, si arriva alla totale astrazione di Cy Townly o di Calder, passando da capolavori inaspettati come i ritratti di Vincent Van Gogh, le ninfee di Monet, la falce e martello di Andy Warhol è un paesaggio di Cezanne.
Tra gli artisti italiani più rappresentati, Alberto Burri con le sue bruciature, Boccioni, il concetto spaziale di Lucio Fontana …
Numerose le statue di personaggi mitologici, scolpite un paio di secoli fa, tutte posizionate con lo sguardo rivolto verso le opere più recenti: osservatori del futuro.
In apertura, l’esposizione di una raccolta di progetti tessili, essenzialmente tappeti. Da pochi esempi di esemplari classici, creati in Asia e Oriente, parte l’ispirazione per tappeti e pannelli dove l’artista, gli artisti, hanno saputo legare il proprio stile con un messaggio, spesso sociale, sempre originale, sul valore di un filo e di come viene e può venire lavorato.
Una visita lunga, attenta, sorprendente, che lascia davvero tanto, su cui riflettere e ricordare.
Dopo un breve riposo su una panchina all’ombra, nel parco di Villa Borghese, ci dirigiamo verso le Scuderie del Quirinale passando per via Veneto e l’angolo delle Quattro Fontane.
Tappa intermedia, l’Hard Rock Café, per la prima t-shirt del brand di Diego.
Alle Scuderie è in mostra il Barocco Genovese, un’ampia selezione di opere realizzate tra il 1500 (il Secolo dei genovesi) e il 1650, oggi custodite sia nella città ligure che in vari musei e collezioni del mondo.
Interessante è vedere l’evoluzione della pittura, e poi della scultura, tra i primi dipinti molto impostati in forme e proporzioni somiglianti, e le innovazioni portate da artisti di maggiore personalità, come il Piola, che rivoluzionò le regole, oltre a spostarsi verso l’epilogo naturale del barocco, il manierismo.
Ci sono opere secondarie, e ce ne sono alcune di enorme bellezza, ed ed è un privilegio poterle ammirare così da vicino e bene illuminante.
Il percorso non è lunghissimo, alla fine ci avviamo verso l’albergo per comperare della preziosissima acqua, e ci sta anche un pochino di shopping per me …
La cena è, finalmente, al ristorante Emma, vicino all’hotel, già noto per esperienze passate: mangiamo benissimo a un prezzo giusto. Giornata incantevole
13 maggio
Ci spostiamo, con l’autobus n. 63, al quartiere Coppedè, che non ho mai visto. Il quartiere è piuttosto lontano dal centro, e quindi dalla nostra collocazione, è molto piccolo e, in più, è in parte coperto da impalcature per lavori di restauro. Ma la breve trasferta vale la visita.
Il quartiere prende il nome dall’architetto Coppedè che lo ha pensato e progettato circa 100 anni fa, tra il 1915 e il 1923. Le caratteristiche delle case sono difficili da ridurre in poche spiegazioni: ogni casa è molto diversa dall’altra, alcune con decori in rilievo, facce di mascheroni, colonne e altorilievi. Altre hanno caratteristiche e insolite torrette.
La Casa del Ragno è così chiamata non solo per la figura del ragno sopra il portone, ma anche per richiamare l’operosità dell’animale.
La Casa “tripla” ha decori diversi, tra cui una bellissima meridiana, e disegni che richiamano tre grandi città italiane, Venezia, Roma e Firenze.
Sulla piazza si affaccia un altro palazzo decorato, nello spazio di ingresso, con motivi arabi.
Tutto questo ruota intorno alla fontana delle Rane, ideata dallo stesso Coppedé sul modello di quella delle tartarughe del Bernini, e resa famosa anche (dicono) da un bagno vestiti fatto dai quattro Beatles dopo un concerto, credo una sessantina di anni fa. Non è un caso che, dall’altra parte della strada, ci sia il famoso Piper.
Lasciamo il quartiere Coppedè e, a piedi, torniamo a verso l’hotel, per un breve riposo e il nostro spuntino a base di frutta. Ripartiamo, attraversiamo il Ghetto e il teatro Marcello, e da lì costeggiamo i Fori Imperiali, da una prospettiva che non avevo mai visto.
Saliamo fino al Campidoglio per ammirarli anche dall’alto, e da una prospettiva ancora diversa, sempre più affascinante. Come ha fatto un popolo capace di tanta grandezza, a diventare così indolente?Abbiamo ancora un po’ di tempo, e lo impieghiamo al Palazzo delle Esposizioni per visitare il World Press Photo, toccante e attuale come sempre. Meno pandemia e meno guerra di quanto pensassi, ma molto, moltissimo ambiente e le sue criticità, alcune forze irreversibili.
Mentre il pomeriggio declina, ci offriamo un aperitivo sulla terrazza dell’hotel, e concludiamo la cena al ristorante …. con ottima pasta alle vongole e, non ho resistito, fiori di zucca ripieni e fritti e carciofo alla romana!
14 maggio
Non ci resta che qualche ora la mattina per goderci Roma e questo tempo stupendo che ci ha regalato per questa vacanza.
Roma è bella anche gustata così, passeggiando e guardandosi semplicemente intorno, perché ogni angolo può riservare una sorpresa, e tanta bellezza.
Attraversiamo il Tevere per immergerci un po’ in Trastevere, un quartiere che amiamo, e facciamo una piccola tappa ad ammirare per l’ennesima volta, ma non sono mai troppe, Santa Maria in Trastevere.
Attraversiamo ancora il fiume e andiamo a salutare piazza Navona: qui ci sta un bel caffè, anzi, un Grancaffe da S. Eustachio, famoso nel mondo a giudicare dal numero di persone presenti!
Per il pranzo scegliamo la famosa panetteria -pizzeria Roscioli e il suo servizio naïf ma efficace: bisogna riconoscere che, sarà l’acqua di Roma, sarà che loro sono bravi, ma la loro pizza bianca è strepitosa.
E ora valigia, autobus, treno, casa.
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