All’Equatore, proprio in mezzo al mondo, dove il giorno e la notte hanno sempre, esattamente la stessa durata. Qui, la vegetazione lussureggiante corre fin quasi al mare, accarezza la sabbia bianca delle spiagge, quasi si tuffa nell’acqua trasparente e calda. Qui il tempo perde la sua dimensione, o forse quella che noi gli diamo, e sembra voler imporre ritmi diversi, indifferenti alle esigenze degli umani. Qui ho vissuto una sensazione di pienezza e di equilibrio con l’Universo che non ricordo di aver provato in altri posti del mondo.
Insomma il Paradiso.
27 aprile 2015 – Siamo pronti alle 10 del mattino e ci mettiamo in marcia per fare tutto con calma. Infatti arriviamo comodi comodi a Malpensa dove, ignari che sull’aereo ci rimpinzeranno, facciamo uno spuntino nel corner di Davide Oldani. L’aeroporto è molto più accogliente, ordinato e “nuovo” rispetto a quanto ricordassi, probabilmente per merito dell’Expo, che aprirà dopo pochi giorni.
Voliamo con Air Emirates, una garanzia di puntualità e comodità, per quanto possibile in classe economica. Abbiamo ampia scelta di film, filmetti e fiction, ma soprattutto abbiamo la telecamera esterna che ci permette di vedere quello che vede il pilota, è che è molto divertente al decollo e all’atterraggio.
Ci servono un discreto pasto e abbondanti liquidi reidratanti.
La prima tappa, lo scalo è Dubai. Sorvoliamo in parte la città, prima dell’atterraggio, ma dalla nostra posizione non si vede nulla delle più note opere architettoniche, quindi né l’hotel vela né l’arcipelago artificiale. L’aeroporto di Dubai è una specie di enorme lombrico lungo e stretto in mezzo al deserto, e questa conformazione fa sì che in pochi passi si arrivi nell’area centrale, il non-luogo fatto di negozi, corner, spazi di ristoro comuni a tutti gli aeroporti, dove si può trovare tutto quello che in genere non serve. Abbiamo ben quattro ore di attesa, quattro ore che ci porteranno anche al giorno successivo, visto che è quasi mezzanotte.
Ci prendiamo una macedonia francese Chez Paul, e approfittiamo delle numerose chaise long a disposizione, cercando abbastanza inutilmente di dormire un po’. Siamo nella penisola arabica e il pubblico è adeguato: almeno la metà degli uomini è vestito come Lawrence d’Arabia, e la stessa percentuale di donne è totalmente velata. Hanno vesti nere e severe che le coprono da capo a piedi, con una sottile fessura per gli occhi, se non addirittura una reticella. L’età si indovina dal modo di muoversi, leggero e veloce nelle più giovani, più incerto nelle più anziane. Sotto questo “abito” si indovinano spesso scarpe grintose dal tacco alto, e borse preziose e griffatissime. Nonostante queste donne si nascondano così meticolosamente, nei bagni dell’aeroporto di Dubai ogni lavabo è dotato dello specchio ingranditore per rifarsi il trucco con precisione.
Siamo ormai arrivati al 28 aprile, alle 2 di notte ripartiamo per l’isola di Mahè. In aereo ci offrono una colazione molto british, omelette con piccole salsicce e funghi, e nonostante l’ora notturna, io mangio anche quelle. Finalmente il cielo comincia a schiarire, e un’alba di fuoco si accende a levante.
La pista dell’aeroporto di Victoria inizia (o finisce) esattamente sulla riva del mare, ed è bellissimo sfiorare l’acqua con le grandi ali di acciaio del nostro Boeing 777, prima di atterrare dolcemente sull’isola principale dell’arcipelago delle Seychelles.
Ci accoglie un paesaggio già molto definito, una vegetazione lussureggiante fatta di palme giganti e alberi takamaka che erompono dalle rocce brune e levigate. Ma il nostro viaggio non è finito, c’è ancora un breve volo fino a Praslin che faremo, con una decina di altre persone, su un piccolo aereo a elica: l’ebbrezza di un volo di uccello.
Arriviamo a Praslin di prima mattina, abbastanza provati da circa 20 ore di viaggio e di tempo trascorso in spazi chiusi e condizionati. Un pulmino ci porta velocemente all’hotel, sulla Cote d’Or, e immediatamente capiamo di aver fatto la scelta giusta. Davanti a noi la spiaggia è lunghissima, bianca di sabbia corallina, praticamente deserta, bagnata dal mare turchese, trasparente. Le palme ombreggiano tutto lo spazio, insieme a rigogliose piante di ibiscus dai fiori colorati gialli e rossi. La camera è un buffo bungalow rotondo piuttosto spazioso. L’umidità tropicale è percepibile, ma non opprime.
Il primo pranzo in hotel è ricco e un po’ troppo italiano … non vediamo l’ora di stenderci sulla spiaggia, rosolarci al sole e tuffarci nel mare trasparente e, come scopriremo, caldissimo. La lunga spiaggia invita alla scoperta, e facciamo una passeggiata per percorrerla (quasi) tutta.
29 aprile – Con un taxi raggiungiamo Anse Lazio, una delle spiagge più famose di Praslin, non solo per la sua bellezza: qui, nel 2011, un turista inglese perse la vita azzannato da uno squalo.
Una caratteristica delle Seychelles consiste nel fatto che non tutte le spiagge sono protette dalla barriera corallina. Se lo è la spiaggia di Cote d’Or, che infatti presenta un mare molto tranquillo, con modesta variazione data dalle maree, diversa è Anse Lazio, che si apre direttamente sull’oceano. Qui le onde sono potenti, dopo pochi metri il mare è profondo, si percepisce la forza dell’acqua e delle correnti. Riusciamo comunque a fare un tuffo, ma molto bello è ispezionare il posto nel suo aspetto naturale, rigoglioso. La fresca spiaggia bianca si alterna con le rocce a panettone morbidamente levigate dal vento e dall’acqua. Un piccolo e placido lago appena rientrato riflette come uno specchio la vegetazione lussureggiante. Percorriamo un tratto di un sentiero non difficile, che si arrampica verso l’interno, ma lo abbandoniamo perché, purtroppo, non ci siamo documentati e non sappiamo né quanto sia lungo né dove arrivi. Del resto, il desiderio di godere pienamente del posto, dove il mare quasi lambisce le foglie degli alberi takamaka, è sufficiente ad accontentarci. Pranziamo al ristorante Le Chevalier, che propone squisita cucina creola, e visitiamo l’Honesty Bar, dove non c’è nessun controllo, semplicemente si paga la consumazione lasciando il denaro in una scatola apposta.
Al pomeriggio rientriamo: qui la marea è forte e nelle ore pomeridiane l’acqua copre quasi tutta la spiaggia. Dall’albergo andiamo, a piedi, in paese, per un giretto perlustrativo e acquistare dell’acqua delle sorgenti locali.
30 aprile – L’ho detto che il posto è stupendo? Infatti oggi non ci spostiamo: sole, mare, contemplazione della bellezza intorno, facciamo solo un giro in canoa per ispezionare le spiaggette vicine accessibili solo dall’acqua.
1 maggio – Oggi, mentre pensiamo (poco) all’apertura di Expo, restiamo ancora sulla spiaggia dell’albergo a causa di una piccola indisposizione. Il mare, però, è talmente bello e invitante, con tutta la tavolozza degli azzurri e dei verdi, che sappiamo di non perdere proprio nulla. Non ci sono pesci tropicali, ma numerose razze, e capita di vederle nuotare sfiorando il fondo.
Alla sera ci sintonizziamo sulle notizie italiane e scopriamo che alcune strade di Milano sono state invase dai Black Block. Per contestare l’apertura di Expo hanno sfasciato vetrine, bruciato automobili, sporcato e danneggiato in giro. Per il tempo delle notizie, siamo costretti a tornare a casa. Mentre qui la natura dominante ci mette al posto, e nella dimensione giusta, siamo costretti a ricordare gli sforzi immani che si fanno per fare, e per disfare, qualcosa che comunque non durerà.
2 maggio – Con Marta e Fabio affittiamo una piccola auto e facciamo il giro dell’isola. Fabio se la cava brillantemente nella guida a sinistra e, gentilmente, ci trasporta tutto il giorno. La prima tappa è la riserva naturale della Vallée de Mai, dove cresce il Coco de Mer, una palma gigantesca esclusiva delle isole di Praslin e Curieuse. I suoi frutti, dalla caratteristica e insolita forma di un ventre femminile, possono arrivare a un diametro di 50 cm. e pesare circa 20 chili. Il seme interno è il più grande del regno vegetale. Proprio queste dimensioni e soprattutto il peso spiegano come mai questa noce di cocco sia presente solo qui: non galleggia e non può quindi diffondersi via mare.
La visita della foresta, dal 1982 patrimonio dell’Umanità con la protezione dell’Unesco, è sconcertante ed emozionante insieme: ci si sente delle formichine a passeggiare sotto foglie larghe diversi metri, così fitte da rendere tutto in ombra, avvolti in una umidità surreale, morbida, ovattata. La visita è molto agevole, i percorsi sono ben indicati e molto comodi, e ci meravigliamo di non vedere né animali né insetti, nonostante la dovizia di vegetazione e la segnalata presenza del pappagallo nero, anch’esso endemico.
Terminata la visita al parco, riprendiamo l’auto e ci spostiamo a nord dell’isola, per visitare un’altra spiaggia molto famosa: Anse Georgette. Si raggiunge attraverso gli spazi, anzi, attraverso i campi da golf del resort Lemuria, una struttura molto lussuosa e molto grande, tanto che la passeggiata verso la spiaggia si rivela abbastanza sfiancante, vuoi per la distanza che per i continui dislivelli. Il tempo è un po’ instabile e ci tocca anche un po’ di pioggia, ma ci consoliamo con una golosa e ricca macedonia di frutta tropicale gustata sulla meravigliosa spiaggia bianca. Anse Georgette è bellissima,uno spicchio bianco sull’oceano circondata dalle rocce laviche e dalle foglie rigogliose dei takamaka.
Dopo la sosta e il bagno, completiamo il tour dell’isola, prima con un percorso verso sud e la zona del porto, infine con una sosta e un bel bagno nelle acque cristalline e tra le onde oceaniche di Anse Lazio. Qui un simpatico ragazzo rasta ci racconta un po’ della vita in un paese equatoriale, dove non ci sono stagioni e si va in spiaggia tutto l’anno, ma ci dice anche degli attacchi mortali di squali, abbastanza frequenti (e non eccezionali, come vogliono farci credere) su questa spiaggia. Sono le femmine di squalo, gravide, che nuotano vicino a riva per avere un rifugio sicuro, affamate e aggressive (they are hungry and they are angry) data la loro condizione. Lo squalo non mangia la carne umana, si limita a mordere, ma le ferite dei denti sono così profonde che spesso incidono vasi sanguigni importanti, causando in poco tempo la morte della vittima.
Per fortuna anche nell’acqua relativamente bassa il bagno è molto piacevole, e sicuro!
3 maggio – Con una piccola barca, oggi andiamo a La Digue, la piccola isola proprio di fronte alla nostra spiaggia, dove non ci sono automobili, ma si gira solo in bicicletta. La corsa in barca è veloce, e appena arrivati troviamo subito dove noleggiare le bici. Ci dirigiamo subito verso la spiaggia più caratteristica, Anse Sourse d’Argent, ma il percorso per raggiungerla è già bellissimo e pieno di sorprese. C’è un gigantesco monolite, ai piedi del quale sono insediate numerose tartarughe, solenni e maestose nella loro placida indifferenza. Percorriamo vialetti sinuosi in mezzo alla vegetazione e alle palme, dove si affacciamo villette dall’aria un po’ retro, ben inserite nell’ambiente. Costeggiamo una piantagione di piante di vaniglia e finalmente arriviamo alla spiaggia, un altro, meraviglioso angolo di paradiso. I piedi affondano nella sabbia candida e fresca, le acque del mare, qui protette dalla barriera, sono tiepide e appena increspate. I colori del mare raccolgono tutte le tonalità del verde e dell’azzurro, mentre sulla spiaggia i monoliti in granito si alternano con le palme e la vegetazione lussureggiante. Non ci facciamo mancare un assaggio di frutta prima di spostarci verso Grande Anse, la spiaggia battuta dalle onde tumultuose dell’oceano. Il percorso, da pianeggiante, si fa un po’ più faticoso, si alternano salite, qualche volta ripide, e discese, ma siamo ricompensati ancora una volta dalla bellezza della natura davanti a noi. Il tempo non è stabile, e in lontananza sul mare si indovinano temporali e acquazzoni. Quando decidiamo di rimetterci in bicicletta per tornare verso il porto, la pioggia ci raggiunge: una doccia decisa, ma tiepida e quasi piacevole, che ci bagna completamente e ci accompagna per tutta la strada del ritorno. Quando la pioggia cessa, dopo pochi minuti siamo incredibilmente già asciutti. Facciamo ancora una passeggiata nella zona più centrale di La Digue, quella immediatamente vicino al porto, in attesa della barca che ci riporterà alla nostra spiaggia, Cote d’Or. In cielo, i pipistrelli della frutta volano instancabili da un albero all’altro.
Per cena ci attende una sorpresa: è stato apparecchiato in spiaggia e mangiamo proprio in riva al mare, tra chiacchiere e relax.
4 maggio – L’ultimo giorno di vacanza non può che trascorrere sulla “nostra” splendida spiaggia, in pieno godimento della natura perfetta che ci circonda, del mare tiepido e calmo. Troviamo il tempo per un ultimo giro nelle piccole boutique del paese, dove compriamo qualche regalo e soprattutto qualche ricordo che ci riporti tangibilmente a questo paradiso. Anche oggi pranziamo e ceniamo in spiaggia, con la sensazione di essere tutt’uno con la perfezione millimetrica dell’universo. Domattina partiremo prestissimo, lasceremo l’albergo con il buio e al buio inizieremo il viaggio di ritorno con il breve volo verso Mahè. Ma le sorprese non sono finite: grazie alla luna piena, il mare brilla sotto di noi e la luce ci premette di indovinare l’itinerario.
Appena atterrati, si apre l’alba, e i raggi di sole arancioni squarciano il blu della notte, con una tavolozza incantevole. Facciamo ancora tappa a Dubai, ma l’aereo che ci riporterà a Milano è un Airbus A380, dotato
di tail camera, grazie alla quale ci sembra di volare seduti sulla coda. …
Una vacanza perfetta, con qualche raccomandazione: gli squali ci sono, e azzannano, quindi meglio fare il bagno dove l’acqua è bassa, o dove ci sono le reti di protezione. Evitare i tuffi nell’oceano, là dove non è protetto dalla barriera corallina: la forza delle onde è inimmaginabile. Infine, sulle spiagge ci sono i sandflies, che pizzicano molto, ma basta spalmarsi bene con l’olio di cocco, che si trova ovunque.
(27 aprile – 4 maggio 2015)
20 Luglio 2018 alle 07:45
E’ certamente prematuro, sono appena tornato dall’Irlanda, ma sono già proiettato all’anno prossimo.
Le Seychelles… che dire? Un po’ distanti per i miei gusti, ma ho promesso alla famiglia che l’anno prossimo faremo vacanze tranquille, e non on the road.
Tuttavia sarebbe carino, se stiamo via 2 settimane, valutare la possibilità di fare 4-5 giorni per isola (Mahe, Prasli, La Digue) magari con un viaggio fai-da-te. Tu dici che una vacanza fai-da-te è fattibile per le Seychelles? O è consigliato affidarsi ad una agenzia?
Riguardo i costi, poi, non saprei. Su Trip Advisor consigliano le Guest House, però in effetti risparmi ma poi devi farti da mangiare. Tutto sta a capire se sia una vacanza troppo costosa oppure no, perché il mio budget è limitato. Riguardo il clima, io posso solo nel periodo 15-30 giugno… vedremo.
Ho letto quanto hai scritto, mi sembra di capire che il luogo merita certamente.
Grazie Paola.
22 Luglio 2018 alle 08:26
Ciao Andrea. Senza dubbio non è difficile organizzare un soggiorno alle Seychelles in autonomia, con, credo, notevole risparmio economico. Non è nemmeno un problema essere autonomi in cucina, perchè c’è ampia offerta di verdura e frutta fresca proposti in banchetti per strada, e di negozietti dove si trova un po’ di tutto. L’impressione generale è stata di discreto livello igienico, cosa da non sottovalutare quando si affrontano culture diverse. Per la scelta dei punti dove sostare, prediligi dove c’è la barriera corallina così hai mare tranquillo in tutti i sensi. Buona organizzazione 🙂