(15 – 20 Aprile 2024)
15 aprile 2024
Nuovo giro: andiamo a visitare il delta del Po, Ravenna, e chiuderemo in Liguria
Alle 6 del mattino siamo già in macchina, la strada è lunga perchè la meta di oggi è Chioggia. Sulla strada facciamo due interessantissime tappe
Montagnana è una bella cittadina il cui centro storico è completamente chiuso dalle mura medioevali
Siamo in Veneto, siamo in pianura, e le case basse e ordinate si rincorrono, con un’architettura semplice e accogliente che ricorda quelle di Venezia
Mi soffermo a guardare un antico edificio sconsacrato, dove l’ingresso è sormontato da una bella lunetta medioevale: una Madonna che allarga le braccia e il suo mantello per accogliere i fedeli sotto la sua protezione
Visitiamo il Duomo, dedicato a Santa Maria Assunta, e ne scopriamo molti aspetti sorprendenti
Privo di campanile, la pianta è perfettamente allineata con i quattro punti cardinali. Al suo interno, l’Antica Cappella del Rosario colpisce per la bellezza della statua della Madonna con il bambino, inserita in una nicchia affrescata con immagini insolite e non necessariamente sacre, datate intorno al 1400
La statua, in legno policromo, proviene dalla Grecia, trasportata, insieme ad altri oggetti preziosi, da un ricco notaio veneziano, per salvarle dalla predazione dei Turchi. La sua collocazione in una nicchia dedicata attira l’attenzione, nicchia impreziosita dalle decorazioni di Giovanni Bonconsiglio
L’abside dell’altare maggiore contiene un grande affresco, molto ben conservato, ancora di Giovanni Bonconsiglio e raffigurante l’Assunzione della Vergine
Bellissimo l’altare Maggiore, consacrato nel 1585, si deve probabilmente a Jacopo Sansovino, e la pala d’altare è un a preziosissima opera di Paolo Veronese, dipinta tra il 1555 e il 1558, raffigurante la Trasfigurazione di Cristo
La cappella dedicata a San Lorenzo potrebbe essere la parte più antica della chiesa, databile intorno alla prima metà del 1400. La pala d’altare è attribuita a Francesco Lorenzi e raffigura San Lorenzo Martire e San Francesco da Paola
Prima di uscire mi soffermo davanti a un affresco che richiama molto da vicino la Resurrezione di Cristo di Piero della Francesca. Ancora più interessante è l’affresco che raffigura Davide, ed è senz’altro attribuita a Giorgione
Lasciamo Montagnana dopo aver costeggiato un bel prato di papaveri rossi
Arriviamo a Este, dove troviamo la stessa architettura veneta, le strade strette e, a mio avviso, troppo trafficate. Data la vicinanza, visitiamo subito il Duomo, dedicato a Santa Tecla: uno scrigno di tesori straordinari!
La chiesa ha pianta circolare, con le cappelle laterali che si possono abbracciare con lo sguardo, tutte insieme, posizionandosi in mezzo alla navata. Lo stile è un elegante barocco, e non mancano i dettagli sorprendenti
Una cappella ospita il fonte battesimale, un monolite del 1400 in marmo rosso di Verona
Un crocifisso scolpito in legno di cirmolo è pianto da due donne in marmo bianco: un contrasto di materiali e colori sorprendente
Ma è l’altare che riserva una grande meraviglia: l’affresco absidale del Tiepolo mostra Santa Tecla, che invoca, ascoltata da Dio, la fine dell’epidemia di peste: sullo sfondo si riconoscono i Colli Euganei e la città di Este.
L’altare, a sua volta, è decorato con uno spettacolare pallotto realizzato a mano, intorno al 1700, dai membri di una famiglia locale, e perfettamente ricamato con la riproduzione di capolavori, come l’Ultima cena di Leonardo, realizzate con ago e filo. Commovente tanto sono belli.
Anche gli affreschi nelle pareti laterali dell’altare sono preziosi, eseguiti da Giovanni de Min
Tutti questi dettagli ci vengono fatti notare, e spiegati, da una dolce e generosa signora, volontaria, che si propone come guida per il tempo che ci tratteniamo.
Ci spostiamo per visitare il castello degli Estensi, anche qui troviamo le mura medioevali che ne avvolgono lo spazio, e il magnifico parco. Ci tocca una botta di fortuna: il glicine è fiorito ed inebria con il suo profumo, così come è fiorito il roseto dai molti colori
La passeggiata per raggiungere il Mastio, in realtà non visitabile e sostanzialmente un perimetro di sassi, è però bellissima per la rigogliosa vegetazione e per le profumate fioriture
Terminiamo il giro a Este con la torre dell’Orologio e due passi nell’accogliente centro storico
La campagna che attraversiamo è davvero bella, per quanto piatta, perfettamente coltivata, soprattutto a viti. A un certo punto i canali ai lati dei campi cominciano a diventare più ampi, più ricchi di acqua, e infine, finalmente, la laguna, finalmente il mare: siamo a Chioggia
La cittadina ha una parte più recente, sulla terraferma, ma la parte storica sorge tutta su una grande isola, che si raggiunge con un ponte
Ci fermiamo all’hotel Grande Italia, che si affaccia proprio sull’acqua (ma non la nostra camera, che è piccola, ma confortevole)
Ci dedichiamo subito alla visita di Chioggia, cittadina graziosa, molto “veneziana” grazie ai due canali attorno ai quali è costruita, e non troppo ben tenuta
Il corso principale, purtroppo aperto alle automobili, corre tra i due canali, e si apre con la porta Santa Maria, ben identificata dal possente leone di San Marco
Sul corso si affacciano numerose chiese, monumentali, segno di un popolo devoto, ma abituato ai rischi di una vita sul e per mare
La Cattedrale, dedicata a Santa Maria Assunta, è opera di Baldassarre Longhena (secolo XVII), la facciata semplice, presenta un interno bellissimo. Mi colpisce il pulpito in marmo e legno; la Cappella del SS. Sacramento presenta l’altare, anch’esso del Longhena, con ricche decorazioni barocche. Nella pala d’altare, l’Ultima Cena del genovese Francesco Rosa (secolo XVII). Interessante anche la lunetta sopra l’altare, in vetro policromo, di fattura tedesca, risalente al XIX secolo
Bellissimo l’Altare Maggiore in marmo, di Alessandro Tremigno (1670). Suo è anche il coro ligneo, proveniente dall’Abbazia dei Camaldolesi di S. Maria Maddalena delle Carceri.
L’abside è decorata con una statua lignea della Vergine Assunta, e in una cappella laterale c’è una delicata statua che raffigura Sant’Agnese con l’agnellino
La deludente chiesa dedicata ai Santi Pietro e Paolo mi colpisce solo per la lunetta che li rappresenta e la scultura appesa del tabernacolo di San Pieretto con incisioni della passione di Cristo
La chiesa dedicata a S. Andrea è interessante perchè propone una immagine della Madonna molto cara ai devoti: la Madonna della Navicella, protettrice dei naviganti
La nostra passeggiata volge al termine: l’ultima fotografia è dedicata alla Torre dell’Orologio. Ci allunghiamo ancora all’isola di San Domenico, dove di fatto c’è solo la chiesa, e infine diamo un’occhiata da lontano al famoso mercato del pesce che però, a quest’ora è chiuso. Avvicinandoci, vediamo bene i possenti pescherecci d’altura pronti a ripartire durante la notte
Alla sera, ottima cena a La Baia dei Porci
16 aprile
Partiamo subito per Comacchio, vogliamo fare il giro in barca nel delta del Po
I paesaggi che attraversiamo sono estremamente pianeggianti, coltivati, anche qui vediamo molte viti, ma non solo.
Quando arriviamo per l’imbarco, scopriamo che c’è un vento fortissimo: per qualche minuto si teme che la barca non esca
Per fortuna non è così, ci imbarchiamo insieme ad altre persone eterogenee e una classa di ragazzini che avranno una decina d’anni, bravi ed educati
La nostra guida è Pietro, un energico signore dai lunghi capelli grigi raccolti in una folta coda di cavallo.
E’ lui che richiama la nostra attenzione quando, tra un canale e l’altro, vediamo voli di gabbiani, arbanelle e cormorani, fenicotteri bianchi e rosa, e persino un piccolo gruppo in volo, con la loro curiosa linea del corpo. I fenicotteri, ovviamente, non sono indigeni, ma i discendenti di un gruppo che, spontaneamente emigrato dalla Camargue in un periodo siccitoso, hanno trovato qui un altro ambiente ideale
Mentre andiamo, Pietro ci spiega la posizione in cui ci troviamo, tra la terraferma e l’Adriatico, e ci spiega che il territorio era, fino a oltre cento anni fa, molto più ampio, totalmente paludoso e ingestibile sia per l’agricoltura che per la pesca
Interventi progressivi durati decine di anni hanno ristretto lo spazio invaso dall’acqua, donando agli abitanti terreno da coltivare, e creato un ambiente in equilibrio nello scambio tra mare e fiume, perfetto per l’allevamento del pesce: anguille, cefali, ma anche orate e branzini
Facciamo tappa in una delle case dei pescatori, edifici vecchi circa 400 anni dove, nei periodi giusti, gli abitanti locali si ritiravano per pescare anguille e pesci diversi, con tecniche precise, come le trappole per costringerli in uno spazio ristretto dove poi raccoglierli con le reti
Diversa era ed è la pesca delle anguille, che ci verrà descritta dopo
Sbarchiamo e ci avviamo subito verso il paese di Comacchio: come per Chioggia, trovo una piccola imitazione di Venezia per i canali e i ponti che congiungono le varie parti della città, ma ben poco fascino
Vicino al nostro albergo, La Comacina, ci sono la Torre civica e la Loggia del grano, interessante dal punto di vista storico perchè un tempo il grano veniva custodito da guardie armate, tanto era prezioso
Piu avanti c’è il Duomo di Comacchio, intitolato a San Cassiano, una chiesa maestosa ma priva di vera rilevanza artistica
Ci avviamo verso il Santuario intitolato a Santa Maria in Aula Regia, molto venerata dai comacchiesi, anche questo poco interessante. Per fortuna, su percorso, incontriamo la Manifattura dei Marinati
Ci fermiamo per assistere a una interessante spiegazione su quella che era, un tempo, la lavorazione dell’anguilla, pesce così abbondante in questa zona da costituire cibo e lavoro per tutti
L’anguilla è uno strano pesce, che cresce in acqua dolce facendo per diversi anni una vista molto stanziale, finchè non raggiunge la maturità sessuale e, a quel punto, si lancia verso il mar dei Sargassi, lontano migliaia di chilometri, trasformando nel frattempo l’aspetto, il colore, il metabolismo e la dimensione
Qui si riproduce, ovvero le femmine rilasciano le uova e i maschi le fecondano, poi muore. Sono i neonati che compiono, non si sa come, l’avventuroso viaggio di ritorno verso luoghi accoglienti, e ricominciare il ciclo
Altrettanto impressionante è il lavoro che deriva dalla pesca e lavorazione dell’anguilla: pescata facilmente in quanto abbondantissima, viene subito decapitata, poi tagliata a pezzi e infine cotta allo spiedo: tutto con un lavoro manuale durissimo ed eseguito sia dagli uomini che dalle donne.
Usciamo e scopriamo che nel frattempo si è levato un vento fortissimo, ma per fortuna siamo vicino all’hotel. Ci spingiamo solo fino a vedere i Trepponti, che sono un bell’intreccio di gradini sull’acqua
Terminiamo la giornata a ristorante Vasco e Giulia, semplice ma molto buono
17 aprile
Oggi arriviamo a Ravenna, ultima tappa “culturale” del nostro viaggio
Ravenna è una bella città spaziosa, ben tenuta, elegante, ricca di affascinanti palazzi d’epoca voluti e lasciati da prestigiose famiglie locali
Ma si viene a Ravenna per i suoi mosaici e, senza dubbio, ne vale la pena!
Come si fa a descrivere la bellezza, la preziosità, la modernità, l’originalità dei mosaici concentrati qui, in queste basiliche romaniche, dove spesso i simboli cristiano cattolici si fondano con quelli dei riti ortodossi? É quasi impossibile, bisogna vederli, con calma, attenzione, e comunque qualche dettaglio, nel tempo di una visita, sfugge sempre. Le pareti, i soffitti, i pavimenti possono essere così decorati da richiedere molta concentrazione
Un particolare li accomuna: non è mai presente la figura della Madonna, e sono sempre rappresentati in numero uguale uomini e donne, ogni volta che si tratta di santi, e sante, re e regine
Ci fermiamo subito a Classe, per visitare S. Apollinare, e già abbiamo le prime emozioni
Dopo aver ammirato la struttura esterna, severa e imponente, l’interno della basilica, a tre navate, cattura subito per il mosaico della cupola dell’abside, meraviglioso nella lavorazione e nella simbologia. I capitelli delle colonne sono decorati con foglie d’acato che sembrano muoversi, mentre intorno, sempre a mosaico, i tondi rappresentano i vescovi che si sono succeduti nella cattedrale. In mezzo alla navata, la tomba di S. Apollinare, nel posto dove sono state trovate le sue spoglie. Tra sarcofaghi in marmo e parti del pavimento originale, un piccolo altare. S. Apollinare in Classe, e il suo campanile leggero e rotondo, sorgono in campagna: davanti c’è un grande prato dove sono state posizionate cinque sculture di bufale mediterranee in bronzo, realizzate da Davide Rivalta.
Ci avviamo verso la città e, dopo la tappa veloce in hotel (NH), iniziamo il giro nei siti Unesco. l primo è il Mausoleo di Galla Placidia, una piccola chiesa a croce latina del V secolo voluta dall’imperatrice. Ci accoglie un cielo stellato in oro e lapislazzuli, marmi e decori colorati: siamo davanti ai mosaici più antichi di Ravenna
La terza tappa è il Battistero Neoniano, o degli Ortodossi. Fu fondato nel V secolo dal Vescovo Orso, molto suggestivo con il grande fonte battesimale al centro. Anche qui non mancano le decorazioni a mosaico, in particolare San Giovanni Battista che battezza Cristo
Visitiamo la cappella arcivescovile di S. Andrea, piccolo gioiello architettonico e luogo di preghiera privata per i vescovi di Ravenna.
Ci fermiamo a S. Apollinare Nuovo, che conserva ancora parti di mosaico, ma ha all’interno anche preziose decorazioni barocche
Finiamo in grande bellezza a San Vitale, che è indescrivibile: a pianta circolare, disposta su due piani, di cui il secondo intercalato da colonne sottili ed eleganti, e dove il mosaico ritorna da gran protagonista per decori e colori. Mosaico alle pareti, al soffitto, al pavimento, ovunque si guardi si resta incantati
La visita a Ravenna termina qui, una città che si può visitare in un giorno, dedicandole tutto il tempo
La sera ceniamo così così dal ristorante Passatelli
18 aprile
Oggi lasciamo l’Adriatico e raggiungiamo il Tirreno, o meglio, il Mar Ligure: siamo a Nervi, sperimentiamo una casa nuova, molto bella
Purtroppo fa molto freddo, rispetto ai giorni scorsi, piove e c’è vento, usciamo solo per una breve passeggiata, ma alla sera focaccia di Recco!
19 aprile
Ci svegliamo con un magnifico sole, aria abbastanza tiepida. Colazione a casa con tè e focaccia, e poi via subito verso la passeggiata Anita Garibaldi, la passeggiata più bella del mondo La percorriamo tutta, dal porticciolo alla spiaggia del Duca, con a fianco un mare appena mosso, e avvolti in un blu intenso e in una luce bellissima. Sullo sfondo, il Monte di Portofino, il gigante addormentato. Intorno, tanti come noi che camminano, corrono, portano a spasso il cane o a passeggio i bambini
Sul ritorno, lasciamo a un certo punto la passeggiata e facciamo un giro, breve, nei grandissimi parchi di Nervi, con la loro vegetazione varia, esotica, e tante piante di pitosforo fiorito
Rientriamo a casa per riposarci un po’, passa a trovarci Patrizia e ci propone la cena insieme in pizzeria: va benissimo
20 aprile
Dopo la canonica tappa per la spesa al Mercato Orientale di Genova, si torna a casa
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