12 ottobre 2023
A mezzogiorno arriviamo puntualissimi a Venezia.
Subito ci avviamo a prendere possesso dell’appartamentino che abbiamo affittato, sempre al Castello, sempre vicinissimo alla chiesa di San Francesco in Vigna
Dedichiamo le ore del pomeriggio per un giro senza una meta precisa. Arriviamo a piazza San Marco, e la chiesa ci incanta una volta di più, poi nel nostro girovagare arriviamo alla Scala Contarini del Bovolo
Le vetrine di Venezia si alternano tra alta moda e negozi di souvenir, meno questa, irresistibile, dedicata al cioccolato
Sulla strada di casa, mentre verifichiamo che il nostro supermercato preferito sia ancora aperto, entriamo casualmente nella chiesa di San Lorenzo
Scopriamo un posto meraviglioso e interessantissimo
La chiesa è sconsacrata ed è stata scelta da Ocean Space (tba21academy) per mostre dedicate al mare, agli oceani e qui, in particolare, al mar Mediterraneo.
Sappiamo tutti che l’equilibrio dei mari è a rischio, e in questi spazi artisti diversi si sono espressi secondo la loro arte per sensibilizzare e richiamare al rispetto della natura, e degli oceani in particolare. Straordinariamente suggestiva l’esposizione di insoliti strumenti musicali ricavati e disegnati nel metallo, ma in grado di produrre suini straordinari
Sono le installazioni di Xixellojme e Alvaro Urbano, creature argentee e ibride con pinne, code e ali. All’inaugurazione, due improbabili gabbiani, gli autori, hanno dato il benvenuto ai primi visitatori
Sopra le installazioni è appeso un grande uovo, che richiama quello di Piero della Francesca e che forse contiene forme di vita futura. O forme di vita attuali, come quelle di alcuni pesci a noi ben noti che, per favorire la riproduzione, cambiano sesso secondo necessità, dimostrando che non esiste, in natura, un’unica verità nelle scelte o esigenze individuali
“Thus waves come in pairs” è il titolo scelto da Simone Fattal per le sue installazioni nello spazio retrostante l’altare della chiesa sconsacrata
“Sempre il mare, uomo libero, amerai” dice Baudelaire nel ricordarci che il Mediterraneo è un mare non solo italiano, ma anche turco e africano
La giornata si conclude all’ottimo, e già sperimentato, ristorante Jonny
13 ottobre
Oggi, primo giorno dedicato alla visita della Biennale. Quest’anno si parla di Architettura
La curatrice Lesley Lokko, inglese ma di origini ghanesi, ha dato un taglio e un’impronta fortemente dedicati alla sostenibilità, all’eguaglianza, al valore degli artisti africani e alla loro discriminazione, e tanto spazio ai giovani
Nel padiglione del libro, ancora prima di entrare vediamo campeggiare la fotografia di un vecchio dall’aria molto patriarcale. Si tratta di Baba Demas Nwoko, architetto, ispiratore della curatrice, vincitore del Leone d’Oro alla carriera con le sue opere architettoniche in grado di ,appoggiarsi a tecnologia moderna senza trascurare il classico
E subito dopo entriamo nel Padiglione Italia, che ci accoglie con la facciata color rosso sangue e la tettoria intagliata in modo curioso, con la sagoma del leone di san Marco spezzettata e rimescolata
La tettoia, spezzata in più punti, lascia pochi varchi al passaggio del sole o dell’acqua. Così nel mondo c’è chi può ripararsi ogni volta che ne ha bisogno, e chi non sempre lo può fare
All’interno, la curatrice ci accoglie con un’opera aerea molto bella, un’opera che spezza in modo stilizzato alcuni progetti esposti, per ricordarci che siamo davanti a un progetto temporaneo. ………..
Poi, cominciano i momenti di confusione
Se Lesley Lokko aveva detto di non volere archistar nella sua Biennale, invita però Sir David Adjaye, architetto nato in Tanzania ma operativo a Londra, che ha, invero, bei progetti perfettamente presentati e del tutto sostenibili
Tra le sue maquette, però troviamo un bellissimo collage naturale di Tanoa Sasraku, ispirato alla tradizione della sua famiglia africana, che però non è un’opera architettonica
Nel magnifico spazio Scarpa c’è l’idea di Hood Design Studio per salvare un grande spazio naturale negli Stati Uniti, a rischio di cementificazione
Cartografia Negra ?
Meravigliose sono le vetrate decorate e incise da Riff Studio, team tutto femminile, così belle da far risparmiare le tende e il relativo inquinamento derivato dalla lavorazione dei tessuti
Attraversiamo la stanza che propone i vari passaggi grafici che hanno portato alla realizzazione del catalogo
Arriviamo alla stanza di “denuncia” di Olalekan Jeyifous, che dalla Nigeria inventa una finta sala di aspetto per un ipotetico, ma devastante dal punto di vista ambientale, di navigazione dei canali in Burkina Faso
Bellissimo è l’arazzo, pienamente ecologico, di New South, che rappresenta il Mediterraneo e le terre che lo circondano: Mediterranean Queendoms
Insieme, una piccola foresta di tubi circondano un tamburo, Oggi usiamo il telefonino, e non altri mezzi, per scambiarci le notizie,, ma è un mezzo che ci allontana e ci rende poco empatici e distratti verso gli altri
L’argilla, materiale naturale del Mali è oggi ripresa nelle costruzioni moderne, per non perdere il valore della tradizione
Un’importante installazione di Ibrahim Mahama, composta da materiali dismessi di una stazione, mette in evidenza con grande forza la nostra incapacità di dare valore anche a materiali di recupero, ormai preziosi e a rischio esaurimento
Nel pomeriggio, dopo uno spuntino e un caffè nello strepitoso bar disegnato da Tobias Rehberger (Leone d’oro nel 2009), visitiamo i padiglioni del resto del mondo
Gli Stati Uniti ci dicono che, se la plastica è ormai entrata nelle nostre vite, tanto vale tenercela e farne una scultura
C’è chi, con la plastica, imita i cesti di paglia e chi riproduce sculture tribali rendendole coloratissime
Dal Giappone riceviamo l’invito a visitare il loro spazio sentendoci accolti con calore, circondati dalla natura, invogliati a prenderci una pausa di tranquillità
La Germania propone un forte messaggio ecologico: nel suo padiglione sono raccolti i materiali usati nella precedente Biennale, e classi di studenti recuperano questi materiali per fare nuovi oggetti
Bellissimo è il padiglione inglese, con templi in fibra di ananas, pannelli in alluminio riciclato, tessuti fatti con il sapone dell’Angola e una sfilata di vasi di ceramica a simboleggiare l’impegno che si chiede oggi alle donne, distribuite tra lavoro, carriera, famiglia e, forse, se stesse
Cloud to ground è il titolo di quanto proposto dal padiglione Israele, e il messaggio vuole essere che, davanti alla raccolta di dati informatici a cui ormai tutti siamo soggetti, non si bada più a tensioni tra nazioni. Pare che il progetto sia stato fatto in sinergia con Hamas (?)e Egitto
Arriviamo al padiglione del Brasile, Leone d’Oro 2023: una rivisitazione della storia del paese cresciuto nascondendo lo sterminio e la sopraffazione di una nazione indigena
Concludiamo la giornata (e i Giardini stanno per chiudere!) con la visita al padiglione dell’Austria, dove un progetto per rendere più pratico l’uscire dalla struttura è rimasto incompiuto per mancanza di autorizzazione.
Stremati, la sera ceniamo a casa e concludiamo con una passeggiata notturna verso la Riva degli Schiavoni
14 ottobre
Alle 10 siamo davanti a Ca’ Pesaro per il primo tour della giornata, la visita a quello che è diventato, nel 1902, la prima galleria di arte moderna in Italia
La storia del palazzo è molto antica: prima di appartenere alla famiglia ebrea dei Pesaro, era divisa tra tre famiglie illustri di Venezia.
La sua collezione è composta da molti lasciti prestigiosi, quindi da opere di grande valore, raccolte negli spazi del palazzo, sempre più “invasi” dall’arte
La prima opera che ci accoglie è una copia, ma una copia perfetta, de “I borghesi di Calais” di Auguste Rodin. Si tratta di un gruppo scultoreo che racconta un fatto vero accorso a Calais nel 1400, una storia drammatica interpretata dallo scultore con la dovuta drammaticità
Una delle collezioni più ricche e prestigiose arriva dalla famiglia Wildt, con le sculture e i disegni dell’artista, da confrontare con la scultura morbida e sfumata di Medardo Rosso
Rivediamo il bianco abbagliante di Joachin Sorolla
Felce Casorati è presente con opere giovanili e più mature
Umberto Boccioni ritrae la donna amata, che non ha mai sposato
Arturo Martini scolpisce “La puttana” con l’immagine più vera da dedicare a questa donna
La Giuditta di Klimt è uno dei massimi capolavori presenti a Ca Pesaro
Un altro capolavoro straordinario è di Vassilji Kandinski
La collezione Carrera ha in mostra una raccolta di vetri assolutamente meravigliosa, e una vetrata di Paolo Venini e Fulvio Bianconi
Alcuni inquietanti quadri di Antonio Donghi, appartenente al filone del Realismo Magico
La stanza che racconta la seconda guerra mondiale propone la statua della “partigiana veneta” e una delle prime opere di denuncia di Emilio Vedova, opere spazialiste come questa “Il vulcano” di Sara Campesan, e infine l’impressionante scultura di Giacomo Manzù che ritrae un granitico papa lontanissimo dai bisogni delle persone “normali”
La visita continua con la raccolta delle opere degli autori pop americani, e per raggiungerla apprezziamo un bellissimo lavoro di Afro che fa da trait d’union
Troviamo ora Roy Linchestein, Claes Oldenburg, Andy Warhol, che chiude con il “ritratto” di Ileana Sonnabend
Nel pomeriggio siamo a Punta della Dogana, nello straordinario spazio ristrutturato da Tadao Ando, per visitare la mostra Icone
Cos’è un’icona?
Le prime due opere sono le più suggestive: il Concetto spaziale d Lucio Fontana dialoga con la Tteia di Lygia Pape: entrambi i lavori vogliono portarci verso l’infinito, ora e quando saremo scomparsi
Tra le diverse Icone viste, alcune son molto significative, come Tea in the field di Lee Ufan
Camille Norment presenta le sue opere in grafite: mosse solo dalla calamita, ritornano a sembrare L’onda di Hokusai
Edith Dekyndt inventa una bandiera fatta di capelli: Indigenous Shadow
Agnes Martin ci incanta cn i suoi disegni grafici
David Hamons ci ricorda che non è facile essere davvero tolleranti
Bruno Racine ci mostra Una finestra sull’invisibile
Dayanita Singh ci ricorda con delicatezza il valore della memoria
Danh Vo propone la bandiera americana (qui è facile leggerne il simbolo come icona) e una raccolta di teli recuperati in Vaticano come dismessi
Sherrie Levine propone 12 teschi di vetro a ricordarci il passaggio del tempo
Per finire, due pezzi forti: La Nona Ora di Maurizio Cattelan e la divertente passeggiata sugli pecchi ideata da Kimsooja
Dopo questa sfacchinata, alla sera ceniamo in pizzeria con Fabio, Nicoletta e e la deliziosa Arianna, tre anni, che è bravissima: mangia la sua pizza, poi si siede sul suo passeggino e ci permette di cenare tranquillamente.
15 ottobre
La mattinata è dedicata alla mostra dedicata a Marcel Duchamp presso gli spazi della Peggy Guggenhein Collection, appena inaugurata
Marcel Duchamp è un artista di difficile comprensione, molto celebrale, filosofico e avveniristico. Noto soprattutto per la sua elezione di un orinatoio a opera d’arte, ha in realtà un percorso artistico molto ampio e di grande qualità. I suoi primi lavori di pittura ne sono un esempio. Del resto, nella sua famiglia erano quasi tutti artisti
Un’opera molto interessante e sorprendente è la valigetta che, quasi fosse un commesso viaggiatore, raccoglie i modelli di tante sue opere, denotando una capacità artigianale raffinatissima. Che le sue opere fossero tutt’altro che improvvisate lo denota l’enorme mole di appunti e note da lui compilate
Non manca una ricerca del sacro, come in questa immagine dove il simbolo di Maria, circondata dagli apostoli, viene assunta in cielo, lasciando però in Terra poca attività apostolica
In mostra non c’è l’orinatoio, ma un appendiabiti che, anzichè appeso, è sdraiato sul pavimento: cambiando la funzione dell’oggetto, tutto può diventare motivo di discussione
La Gioconda con i baffi è forse l’autoritratto di Leonardo? Probabilmente sì, visto che l’artista toscano non se n’è mai separato
L’avvento del cinema gli ispira opere che sono, appunto, cinetiche, e la pubblicità lo invita a giocare con le parole, ma mai in modo banale
La fotografia che chiude la mostra rappresenta Peggy Guggenheim con Marcel Duchamp e un gruppo molto nutrito di artisti dell’epoca, tutte persone che hanno lasciato il segno nell’arte
Prima di uscire dagli spazi che furono la casa di quella straordinaria donna che fu Peggy Guggenheim, non posso fare a meno di rivedere i locali della collezione permanente: Calder, Picasso, Pollock, Mirò … e molti altri. Con vista sul Canal Grande!
Nel pomeriggio dedichiamo alcune ore alla conclusione della visita in Biennale: oggi tocca all’Arsenale
Mentre lo raggiungiamo, incrociamo una bella sfilata in rosa, con sbandieratori, che ci ricorda come ottobre sia il mese dedicato alla prevenzione del cancro al seno
Meravigliosa questa vetrina fiorita di vetro soffiato di Barovier e Toso, che incontriamo poco prima di piazza San Marco, dove ci sono accenni di acqua alta
Eccoci in Arsenale, accolti dall’installazione della curatrice : specchi che riflettono e ci invitano a riflettere
Segue una stanza creata da un artista giovane. Il titolo è “Those with walls for windows”, ed è molto esaustivo
Il TwentyNine Studio propone una colonna, omaggio al classicismo, da cui spuntano tante teste: sono quelle di chi è arrivato per mare, vuole arrivare, o forse non ce la fa
La collezione di riviste The Funambolist racconta un’idea nuova di architettura, che guarda più alla sociologia e alla psicologia che alla semplice estetica
James Morris racconta la sua ricerca di antiche costruzioni del Sael, ricerca preziosa per la conservazione di queste storiche abitazioni
Dalla foresta dell’Amazzonia, Surfacing, antichi riti di popolazioni locali per comunicare e lasciare una traccia di sè
Lo Studio Flores & Prats Architects ha portato in Biennale una ricostruzione del suo studio e di alcuni progetti, Emotional Heritage, che hanno la caratteristica di svilupparsi solo dopo l’ascolto dei desideri dei diretti interessati
Lauren Lois Duah realizza arazzi con i tessuti del committente, tessuti ricchi di storia e di ricordi
MMA Design Studio di Johannesbourg, con Origins, ammette di ballare una danza propiziatoria prima di avviare una nuova costruzione
Dalla Giamaica, Gibolade Design Studio racconta la storia degli immigrati giamaicani in Gran Bretagna, e dalla loro passione per il gioco del domino
Lo studio italiano Orizzontale propone Sexy Assemblage, un progetto per dare, soprattutto ai giovani, spazio e opportunità di studio, passatempo sano, indicazioni
Dall’Ukraina, The Nebellvka Hypothesis propone un nuovo modo di fare architettura, andando a scoprire città e abitazioni di lontanissime e vecchissime civiltà
Siamo finalmente al Leone d’Oro, vinto da “Terra“, curato da Gabriela de Matos e Paulo Tavares. per aver reso pubblici dei documenti di epoca fascista che dimostrano come il regime volesse “colonizzare” la Sicilia come fosse l’Arica
Threads è il titolo di una bellissima opera sospesa di Kate Otten, opera basata sulla storia di Johannesburg, la città colpita da un meteorite due miliardi di anni fa. Questa provenienza extraterrestre l’hanno resa ricca di minerali preziosi, rendendone unica la storia
Il senatore americano Amdrés Jaque è presente con un modellino della High Line di New York che dimostra come il famoso percorso sia in parte raffreddato artificialmente. Ciò comporta un enorme dispendio di energia, che il senatore vuole combattere (progetto Xholobeni Yards)
La Lituania invita a fare una “spesa” simbolica per promuovere i progetti architettonici di maggiore interesse soggettivo. La mia spesa vale 1,82 euro e la mia scelta è andata all’economia circolare
L’ultima tappa è dedicata al Padiglione Italia, dove uno studio di giovanissimi architetti ha selezionato nove progetti diversi, non loro, tutti contraddistinti per valore sociale, sostenibilità, attenzione all’ambiente e alla persona. I grandi spazi del Padiglione rendono più facile la rappresentazione di queste scelte
La visita è finita, resta solo da dare uno sguardo a Time and Chance di Serge Attukwei Clottey, installata alle Gaggiandre.
Tre giornate intense, un po’ faticose, immerse nella bellezza.
Appuntamento alla prossima Biennale delle Arti Visive
Venezia è un pesce
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