(7 luglio – 21 luglio 2022)
7 luglio
Cominciano oggi le nostre vacanze, quest’anno abbiamo scelto l’Abruzzo.
Il nastro dell’autostrada che ci conduce da Milano ad Atri si interrompe a Fidenza, con la coda per un incidente. Usciamo dall’autostrada, seguiamo le indicazioni del navigatore finché questo non perde il segnale satellitare, vaghiamo un po’ per le campagne parmensi, bellissime, e finalmente ritroviamo la strada e rientriamo in autostrada a Parma: da qui, un percorso diretto fino alla meta, l’Isola dei Calanchi. L’agriturismo che abbiamo scelto per il nostro soggiorno è immerso nella campagna con una bellissima vista sul mare Adriatico.
Il nostro appartamento ricalca altri esempi già sperimentati in passato: stile rustico, mobili vecchiotti, semplicità, ma nel complesso non manca niente.
Le ore del pomeriggio sono dedicate a disfare le valigie, prendere confidenza con la posizione, e fare la spesa. In serata ceniamo a casa, cucina semplice e digeribile dopo una lunga giornata. Fuori c’è il temporale, l’aria è fresca, ma all’orizzonte si intravede un tramonto bellissimo
8 luglio
La giornata è variabile e molto ventosa, andiamo a visitare Atri.
Atri è oggi un piccolo comune con, alle spalle, una storia lunga oltre tremila anni, durante i quali non ha mai perso d’importanza.
La sua posizione, a metà tra mare e monti, ne hanno sempre fatto un punto strategico, e quindi pronto a raccogliere aspetti innovativi e culturali che hanno lasciato tracce lungo i secoli.
Nel periodo romano, sotto l’imperatore Adriano, Atri ha vissuto un periodo di grande splendore, testimoniato dai resti archeologici e i bellissimi mosaici
Nel medioevo, sotto il ducato degli Acquaviva, godette dello spirito di mecenati e di forte interesse innovativo e culturale della casata.
Si dice che Miguel Cervantes ispirò il personaggio del suo don Chisciotte al cardinale Giulio Acquaviva.
Oggi Atri è un borgo medievale con le caratteristiche comuni a molte altre cittadine con la stessa storia: a parte qualche, purtroppo, intervento distruttivo e di cattivo gusto eseguito negli anni ‘60 del secolo scorso, quasi tutti gli edifici sono stati sistemati e recuperati con rispetto della storia e del passato.
Facciamo un giro per il centro, che merita un passaggio tranquillo con cui apprezzare tanti dettagli meno evidenti, e arriviamo alla Cattedrale, dove le tracce degli affreschi sulle pareti e sulle colonne ne rivelano una preziosità particolare.
Quello che colpisce maggiormente sono gli affreschi del presbiterio, divisi in 21 scene, capolavoro di Andrea de Litio, che hanno valso alla chiesa l’appellativo di Cappella Sistina d’Abruzzo.
Il soffitto è un ulteriore capolavoro, probabilmente più recente, mentre i parziali affreschi sulle pareti e sulle colonne di tutta la chiesa lasciano immaginare una decorazione totale, oggi in parte perduta
Di fronte alla Cattedrale c’è il Teatro, con la facciata che ricorda la Scala di Milano, e l’interno che sembra rifarsi invece al San Carlo di Napoli.
Entriamo nel teatro, uno spazio raccolto, ma perfetto, con un cartellone che, ci dicono, ricchissimo, grazie all’acustica straordinaria che lo rendono ideale per ogni rappresentazione, dall’opera al musical al teatro classico.
Nel nostro girovagare arriviamo al belvedere: da qui il colpo d’occhio spazia dal mare ai monti del Gran Sasso e della Maiella, con valli, colture ordinate e rigogliose, e i famosi calanchi.
Terminiamo la mattinata con una piccola spesa alimentare, dove sperimentiamo prezzi così bassi da farci temere di aver capito male …
Nel pomeriggio il tempo si mantiene ventoso, ma andiamo a vedere il mare. Siamo nelle terre del Cerrano, simboleggiate dall’omonima torre fatta erigere da Carlo V.
Il litorale è lunghissimo, sabbioso e costeggiato da una fitta pineta allietata dal canto delle cicale, mentre il mare, oggi, è lungo, violento e minaccioso: la bandiera rossa proibisce qualunque tuffo.
Tutto questo lo scopriamo nel primo paese, Pineto, carino a suo modo per la lunga litoranea. Se, un po’ arretrate rispetto al mare, ci sono vecchie villotte del primo novecento, il litorale è caratterizzato da una sequenza infinita di palazzetti, alberghi e casette di recente costruzione e povere di stile.
Da Pineto ci spostiamo nel borgo di Mutignano, piccolissimo, ma affascinante paese medioevale attraversato da un’unica strada: un tempo era un comune importante, finché la posizione strategica e in alto ha perso di interesse.
Pineto è diventato comune a sè. Una volta ci si difendeva costruendo in alto, oggi non è più necessario e l’attrattiva maggiore resta il mare.
Terminiamo con la visita di Silvi, il borgo da cui si è generato Silvi Marina, anch’esso molto caratteristico e piacevole, con belvedere mozzafiato. Visitiamo la chiesa dedicata al S. Salvatore, che ha due splendide acquasantiere, due delicate figure femminili, resti di un antico tempio romano.
A Silvi torniamo verso l’ora di cena per assaggiare le specialità di Siamo fritti: la nostra scelta cade su fish & chips (con i calamari, altro che merluzzo!), verdure piastrellate e patatine fritte. Quasi una cena, goduta all’aperto davanti al panorama del mare, laggiù. Perfetto.
9 luglio
La giornata è serena, e finalmente andiamo al mare.
Scegliamo l’area protetta del Parco Marino del Cerrano, una spiaggia di sabbia finissima e bianca, a disposizione di chiunque, purché nel pieno rispetto dell’ambiente, oggi ancora battuta da un mare lungo è un po’ limaccioso. Niente bagno quindi, c’è la bandiera rossa, ma tanto sole e qualche breve immersione nell’acqua bassa per rinfrescarci.
La giornata passa molto rapidamente, e rientriamo a casa dopo aver fatto un po’ di spesa. Stasera, comunque, si va al ristorante.
La cena da Fondaci Italiani è squisita: specialità abruzzesi, locali, della tradizione, molto ben presentati. E il dolce è un’ottima crema bruciata alla liquirizia.
Atri di notte ha un fascino straordinario, grazie alla delicata decorazione luminosa, una via lattea che accompagna chi passeggia nelle sue strade
10 luglio
Oggi è domenica, meglio evitare le folle.
La giornata è bellissima e la trascorriamo al mare: il litorale della riserva protetta del Cerrano è così lungo e ampio da avere spazio per tutti. Purtroppo anche oggi c’è bandiera rossa, impossibile fare un bagno decente.
Prima di tornare visitiamo il parco della Torre del Cerrano, e scopriamo che è una zona del FAI: macchia mediterranea, pini, allori, e liquirizia. Per terminare la giornata, andiamo a visitare i famosi Calanchi di Atri, un fenomeno geomorfologico erosivo: il terreno argilloso e in pendenza viene scavato e come pulito dall’acqua, tanto da non permettere la crescita di nessun vegetale. Sono dei veri e propri canyon di sabbia, insoliti e particolari. Stasera si cena a casa, ma finalmente si cena all’aperto
11 luglio
Dedichiamo la giornata alla visita dell’Aquila: sembra doveroso, oltre che visitare il mare e i dintorni dove alloggiamo, dare un’occhiata al capoluogo di regione, dove tra l’altro non siamo mai stati.
Per raggiungerla dobbiamo percorrere il lungo tunnel (10 chilometri) che corre sotto il Gran Sasso, e li vediamo l’ingresso dell’INFN.
L’Aquila è sorprendente: elegante, tranquilla, circondata da orti e giardini, immersa nel verde dell’Appennino, respira l’aria del Gran Sasso, quasi sopra di lei. Le profonde ferite del terremoto, ancora molto evidenti, stringono il cuore, sebbene in tutti i cantieri si lavori alacremente.
La città è stata fondata nel 1229, quando gli abitanti dei castelli della zona si ribellarono al feudalesimo imposto dai Normanno Svevi e si organizzarono per fondare la nuova città. Essendo tutti ricchi proprietari, ne fecero una città economicamente rigogliosa e con una serie infinita di chiese e palazzi nobiliari. Chiese e palazzi che possiamo ammirare tutt’ora, alcuni scrigni di veri capolavori
La prima tappa, lontana dal centro, è la Basilica di Collemaggio: la sua imponente facciata quadrangolare in stile romano gotico, è resa particolare, forse unica, dal motivo geometrico a croce composto da masselli di marmo bianco e rosa, che vanno a comporre la croce aquilana. La basilica risale al XIII secolo, è sorta sui resti di un antico castello per volontà del papà Celestino V, che morì all’Aquila e in questa chiesa ha il suo mausoleo. Il Papà concesse una “perdonanza” e da lì la costruzione di una Porta Santa, che si trova sul lato sinistro della chiesa.
Il portale di ingresso, maestoso, è sovrastato da una lunetta che rappresenta proprio Celestino V. L’interno, imponente e vasto, ha sulle pareti alcune nicchie con bellissimi resti di affreschi del XV secolo, quasi tutti dedicati alla Madonna.
Davanti alla Basilica, un grande prato verde dona respiro alla facciata geometrica. E proprio vicino alla basilica di Collemaggio, trovo una testimonianza che Toponomastica Femminile è passata di qui ….
Ci spostiamo in piazza del Duomo, e nel percorso incontriamo tanti cantieri in ristrutturazione: tra impalcature, gru ed edifici puntellati, la situazione è ancora molto compromessa.
Sulla piazza del Duomo, grandissima, si affacciano nobili palazzi e due chiese, Santa Maria del Suffragio, e il Duomo stesso, intitolato ai Santi Massimo e Giorgio, ancora chiuso per la ristrutturazione. Agli estremi della piazza, le due Fontane Vecchie, lì poste nel XIV secolo, poi più volte rimodernate
Ci allontaniamo da piazza del Duomo e subito incontriamo il bel portone, iscritto in una serie di archi, dell’Oratorio di San Giuseppe dei Minimi. L’interno è un’aula unica in stile barocco. In continuità, la basilica di San Giuseppe Artigiano, di origini settecentesche, che ha subito negli anni più interventi, inclusi gli ultimi legati ai danni del terremoto
Con non poche difficoltà, per via del fatto che rimane al limite del centro storico, troviamo la Fontana delle 99 cannelle, uno dei simboli dell’Aquila: è davvero impressionante, soprattutto se si pensa che è stata realizzata nel 1272 dall’architetto Tancredi da Pentima.
La tradizione vuole che ogni cannella rappresenti un castello che, durante il 1200, ha partecipato alla fondazione della città.
Di fronte alla fontana c’è la chiesa di San Vito, pulitissima all’interno, con un bel portale romanico
Ci spostiamo per trovare la Fontana luminosa, un’opera dell’epoca fascista diventato uno dei simboli della città. L’opera celebra il termine del progetto di riqualificazione urbanistica che prese il via nel 1927
Vediamo la Fontana in pieno giorno, quindi non possiamo apprezzare il gioco di luci colorate da cui prende il nome la Fontana. Dalla piazza si può vedere, immerso nel verde, l’Auditorium progettato da Renzo Piano, formato da tre cubi composti da listelli di legno colorato.
Al momento della costruzione, l’architetto ha voluto che, nei dintorni fossero piantati 200 alberi, per rigenerare il legno usato per la costruzione dell’auditorium.
Poco più in là, il possente castello dell’Aquila, conosciuto anche come Forte Spagnolo, risalente agli inizi del XVI secolo. Oggi è sede di spazi dell’amministrazione pubblica
L’ultimo monumento che visitiamo, e forse il più bello, è la Basilica di San Bernardino. Per raggiungerla attraversiamo la bella piazza Regina Margherita, con l’imponente Fontana del Nettuno: anche in questo casomai colori dominanti del marmo sono bianco e rosa
Raggiungiamo via San Bernardino e, in cima, c’è la chiesa, maestosa, imponente, bellissima.
La sua costruzione risale alla seconda metà del 1400 per celebrare San Bernardino da Siena, le cui spoglie riposano qui. La facciata è di grandissimo impatto, una vera apoteosi rinascimentale, ed è interamente bianca. Si affaccia su una lunga scalinata dotata di sei edicole (oggi vuote), pare dedicate alle famiglie costruttrici della chiesa. L’interno è in stile barocco: ai lati corrono numerosi altari, ognuno con una dedica speciale, e tra i primi c’è una preziosissima formella di Luca della Robbia.
Curiosa e toccante è la Madonna dei nodi, venerata anche da Papà Francesco. La Madonna dei nodi si preoccupa di sciogliere i nodi, soprattutto metaforici, che affliggono la vita di tutti noi.
Imponente e maestoso è il mausoleo che raccoglie le spoglie di San Bernardino, in marmo bianco ricco di decorazioni e personaggi del Vecchio Testamento.
Lasciamo L’Aquila con gli occhi colmi di bellezza, e il desiderio di vederla meglio e più approfonditamente. Rientriamo a casa e, per cena, pizza super alla Campana d’Oro
12 luglio
Il penultimo giorno d’Abruzzo vola in spiaggia, dove purtroppo il mare è sempre agitato. Alla sera, una visita ad “Atri a tavola”, giusto il tempo per aspettare che sia pronta la succulenta cena da asporto che ci prepara Tosto Gastro
13 luglio
La prima settimana di vacanze è trascorsa, e con lei il nostro soggiorno ad Atri: oggi è l’ultimo giorno in Abruzzo. Lo trascorriamo ancora in spiaggia, dove il mare finalmente ci accoglie, calmo, per qualche piccola nuotata e tuffi.
Il mare d’Abruzzo ha una caratteristica: appena dietro la spiaggia inizia la campagna coltivata. Quindi se si passeggia sul bagnasciuga, guardando da una parte si vede l’orizzonte, guardando dall’altra ci sono campi di grano, frutteti e piccole piantagioni di ulivi.
La giornata si conclude al ristorante Costa Verde a Silvi Marina, e la serata diventa ancor più particolare con il levarsi dal mare della super luna!
14 luglio
Oggi ci spostiamo verso nord, la prossima tappa è Gabicce Monte
Prima di raggiungerla, facciamo due tappe, molto diverse una dall’altra. Ci fermiamo a San Benedetto del Tronto per visitare il MAM, Museo d’Arte sul Mare. Si tratta di un percorso di circa un chilometro, in riva al mare, dove passeggiando si ammirano massi di pietra lavorati come fossero di marmo, scolpiti da mani diverse con sentimenti diversi, ma ricchi di poesia.
Dopo le rocce, iniziano i murales colorati, tutti dedicati al mare, ma in modi molto diversi: il mare come habitat, come spazio da navigare, come emigrazione e come divertimento.
La parte più interessante del museo è rappresentata dalle sculture. La prima che si incontra è una dedica al gabbiano Jonathan Livingstone, il personaggio di Richard Bach: un invito alla libertà individuale, a non omologarsi, a volare sempre alti. L’opera è di Mario Lupo ed è stata realizzata nel 1986.
Un’ala o un vela? Forse entrambe nell’opera “Il certo dei pescatori” di Genti Tavanxhiu dedicata a monsignor Francesco Sciocchetti, inventore del motore per i pescherecci.
Infine, una preghiera alla Madonna degli scogli, rivolta verso un presepe immerso realizzato dallo scultore Giuseppe Straccia.
Ma San Benedetto del Tronto è simpatica per questo
La seconda tappa è allo spaccio della Tod’s a porto S. Elpidio (!)
Arriviamo al secondo obiettivo del nostro viaggio, l’hotel Posillipo di Gabicce Monte, un comune inserito all’interno del Parco Naturale Riserva San Bartolo. È un albergo molto carino, moderno, con una spaziosa piscina intorno alla quale ci rilassiamo dopo aver preso possesso della camera è disfatto le valigie. Alla sera, la cena presso il ristorante dell’hotel è memorabile.
15 luglio
Oggi mare. Rimaniamo all’interno del parco naturale, che è davvero meraviglioso, e andiamo a fare il bagno (di mare e di sole) alla spiaggia di Vallugola, non grande, ma comoda, e con sue straordinarie caratteristiche vincenti: la sabbia piuttosto grossolana, che così non si appiccica a pelle, costume e tutto, e il mare che, a differenza di come è in genere sull’’Adriatico, diventa subito profondo, perfetto per lunghe e belle nuotare.
Oggi non ci sta altro, solo la cena alla Trattoria del pescatore di Casteldimezzo, sempre davanti a un tramonto mozzafiato. Tutto questo dopo aver visitato il piccolo, bel centro storico locale
16 luglio
La giornata si presenta bella e calda, andiamo alla spiaggia di Vallugola per godere dello stesso bel mare di ieri, ma con una certa sorpresa scopriamo che il mare è agitato, le onde coprono quasi tutta la spiaggia, e per di più il movimento dell’acqua ha portato sabbia in superficie. Cerchiamo un’altra spiaggia. Il primo tentativo è infruttuoso, la spiaggia libera di Sottomonte, a Gabicce Mare, è affollatissima. Ci spostiamo a Pesaro, alla spiaggia Baia Lavinia, e lì ci fermiamo con piacere: una spiaggia grande, sabbiosa, posta proprio sotto il promontorio sul quale sorge Gabicce Monte. Il mare, a dire il vero, non è particolarmente bello, molto basso, ma comunque pulito. L’ampio spazio permette una sosta comoda e tranquilla, e la vista intorno è appagante per luce e colori.
Dopo la spiaggia, dedichiamo un po’ di tempo alla visita di Pesaro, o meglio al suo centro storico: la Cattedrale, il palazzo Ducale, il teatro Rossini, il castello: Pesaro non è piccola, ma la città sorge, nuova ed anonima, fuori dall’accogliente centro storico.
Mentre rientriamo in albergo facciamo tappa a Fiorenzuola di Focara, un piccolo borgo medioevale chiuso dentro le mura, pulito, ben tenuto, con panorami mozzafiato sul mare, che trasmette una grande vivacità intellettuale non solo per i progetti culturali in programma e ben pubblicizzati dal Comune, ma per i tanti tocchi di bellezza che si vedono in giro e che illuminano le vie.
Da Fiorenzuola parte una lunga strada pedonale che conduce verso il mare, non sarebbe male provare la bella spiaggia che vediamo dall’alto … A cena, siamo al ristorante La Vigna, poco lontano dal centro di Gabicce Monte: cucina casalinga, semplice ma gustosa, in un ambiente che dà la sensazione di essere in mezzo a un bosco
17 luglio
Naturalmente andiamo a Fiorenzuola di Focara per scendere a piedi nella spiaggia che abbiamo visto ieri. La discesa è semplice, e ci porta via 18 minuti di cammino, ma arrivati in fondo troviamo una lunghissima spiaggia di sabbia bianca che corre lungo un promontorio alto e ripido, bagnata da un mare azzurro, pulito, purtroppo molto basso. In ogni caso ci stiamo benissimo per alcune ore, a rotolarci al sole e tuffarci in acqua, sebbene nuotare risulti difficile. Torniamo (in salita, 30 minuti) e scopriamo che le gole del promontorio boscoso sul quale ci troviamo sono spesso attraversate da forti venti e correnti d’aria molto intensi, capaci di produrre grossi danni. Questa curiosa condizione è citata persino da Dante: “Poi farà sì ch’al vento di Focara, non farà lor mestier voto né preco”
Dopo una bella doccia, terminiamo la serata, e il nostro soggiorno marchigiano nella pizzeria Bel Sit di Gabicce Monte, ottima
18 luglio
Lasciamo Gabicce Monte per accogliere l’invito dei nostri amici Carla e Franco, e raggiungerli nella loro casa a Gavorrano, in Maremma
Dobbiamo quindi attraversare tutta l’Italia in senso longitudinale, scavalcare gli Appennini e spostarci verso il mar Tirreno.
Il viaggio è bellissimo, perché scegliamo strade meno frequentate, che ci permettono un’osservazione tranquilla e ampia del paesaggio: dai boschi fitti della Romagna, su pendii ripidi e mossi, passiamo alla più dolce Toscana, dove le colture sono più facili e dove si alternano filari di vite, di alberi da frutto, e campi di grano.
Ci fermiamo ad Arezzo, una città che conosciamo già bene, ma che ogni volta si rivela sorprendente per la sua fortissima impronta medievale, storica, alla quale tiene moltissimo e che si rivela ad ogni angolo
Il nostro vero desiderio sarebbe quello di rivedere la Leggenda della Vera Croce di Piero della Francesca, nella Basilica di San Francesco, ma oggi i posti per la visita sono tutti occupati, e dobbiamo rinunciare. Ci consoliamo con un testo dedicato, da portare a casa, e con una visita del centro storico con la piazza della Quintana, i portici del Vasari, il palazzo comunale è quello del Priore, la Pieve di Santa Maria, uno dei più antichi esempi di edificio romanico fino alla Cattedrale, che domina su tutto, e dove ci basta la piccola Maddalena, di Piero, per riscaldarci nella grande bellezza della sua pittura
Facciamo uno spuntino con un panino al prosciutto crudo toscano, e riprendiamo il viaggio per attraversare le Crete Senesi, un paesaggio collinare morbidissimo, a tratti quasi lunare, intervallato da qualche filare di cipressi e qualche boschetto, dove oggi predomina il color oro dopo la mietitura del grano
Dalle Crete Senesi a Gavorrano la distanza è poca, e iniziamo il nostro breve periodo in compagnia, accolti dalla straordinaria ospitalità di Carla e Franco
19 luglio
Lunga giornata trascorsa tra la spiaggia di Punta Ala e il giardino di Carla e Franco, con strepitosa ribollita per cena, capolavoro di Carla
20 luglio
Ultimo giorno di vacanza, tra mare e sole, chiacchiere, piscina, è una bella cena tutti insieme a Puntone, seguita da un brindisi al Porto di Scarlino: Carla, Franco, Christiane, Franco, noi
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