Trovo particolarmente emozionante visitare i luoghi dove grandi menti del passato hanno creato i loro capolavori.
Penso alla casa di Alessandro Manzoni a Milano e a quella di Victor Hugo a Parigi. Penso agli ambienti che hanno circondato maestri capaci di mettere su tela tanta bellezza, come Rembrant ad Amsterdam, o Monet a Giverny.
Chissà se riuscirò a trasmettere questa emozione attraverso una descrizione.
Vorrei provarci, dopo aver visitato la casa di Giorgio Morandi a Grizzana, in provincia di Bologna, che infatti oggi si chiama Grizzana Morandi
Arriviamo in questa frazione dopo aver lasciato la statale Porrettana e aver percorso un tragitto non breve in una strada semi sterrata, molto bella, in mezzo ai boschi di castagni e faggi.
Ci attende una guida straordinaria, Serena, innamorata del suo lavoro e della storia di questo non semplice artista.
La casa Morandi, prospiciente alla strada, si trova di fronte a un’antica cascina, casa Veggetti, ben tenuta e tutt’ora abitata, dove la famiglia Morandi aveva passato le vacanze per molti anni, a partire dal 1913. Solo alla fine degli anni ’50 del secolo scorso i fratelli Morandi decidono acquistano un appezzamento di terreno di fronte, sempre di proprietà dei Veggetti, e vi costruiscono la loro casa, oggi sede del museo.
La casa Veggetti è stata spesso ritratta dal pittore che, come si può ben intuire dai suoi soggetti, non amava molto allontanarsi dalla zona.
Giorgio Morandi nasce da una famiglia benestante, nella quale lui è l’unico figlio maschio con tre figlie femmine. Il benessere economico deriva dall’attività del padre, che muore prematuramente lasciando in difficoltà la moglie con quattro figli. Giorgio, che studia arte, andrà quindi presto a insegnare per aiutare a sostenere la famiglia.
Intanto incomincia la sua opera di pittore, e viene presto apprezzato e valorizzato. Le sorelle, orgogliose e protettive, lo circondano di un affetto esclusivo per permettergli di esprimere pienamente la sua vena artistica, e la famiglia resta così composta fino alla fine.
La casa che visito si presenta con una facciata sobria ed essenziale, disegnata dallo stesso Morandi. Lo stato della casa è esattamente quello in cui si trovava al momento della morte della sorella Maria Teresa, ultima sopravvissuta della famiglia, la quale aveva così disposto in vita affinché la casa diventasse un bene pubblico e una testimonianza del genio del fratello.
Dall’ingresso si accede in un breve corridoio. Sulla destra si apre un salottino arredato con poltrone Frau e una bellissima libreria di design. Qui cominciano le prime emozioni: sfogliando alcuni libri, tutti scelti, acquistati e letti da Morandi, Serena ci fa notare appunti di prima mano o dediche di artisti e personalità famose, come Bacchelli o Sandro Pertini.
Il pianterreno comprende poi una camera da letto con due letti singoli, dove dormiva una sorella con una giovane domestica, un piccolo ma razionale bagno, e una straordinaria cucina.
Qui il connubio tra rigore estetico, razionalità e senso pratico offre una sensazione di pulizia e di equilibrio perfetto tra pieni e vuoti: armadi a muro, dove le stoviglie sono riposte in armonia cromatica, grande focolare, accessori da cucina quasi avveniristici e, tra le provviste, sorprendenti confezioni di curry.
Il pianterreno si completa con la sala da pranzo, dove tutto è rimasto intatto: servizi da caffè, scatole di cioccolatini e caramelle
Ci spostiamo al piano superiore, dove si aprono porte simmetriche: la camera da letto di due sorelle, dove l’armadio ancora conserva gli abiti e i profumi usati dalle signore; la camera da letto di Giorgio Morandi, essenziale e aperta sul verde, un bagno completo con, ancora, gli accessori per sbarbarsi.
Infine, lo studio, così come Morandi lo ha voluto: ampio, illuminato da tre gradi finestre, percorso nel perimetro da ampi spazi d’appoggio per tutti gli accessori per dipingere, e un cavalletto reso più alto da due piedi posticci, per adeguarlo all’altezza del maestro.
Qui sono nate tante delle opere così caratteristiche e riconoscibili, qui la luce proveniente da tre punti diversi rendeva difficile la comparsa delle ombre, qui Morandi cercava ispirazione dai boschi verdi così appaiono adesso, il frutteto a fianco della casa, i Fienili del Campiaro, oggi ristrutturati e, a loro volta, sede museale, e tutti i suoi ritratti, perché ritratti vogliono essere le riproduzioni di bottiglie, vasi e caraffe.
Nella casa ci sono numerose riproduzioni, fedelissime, di opere di Giorgio Morandi. Nello studio ne vediamo una molto esplicita: una caraffa (la mamma) che raccoglie intorno a sé tre barattoli bianchi (le sorelle) e uno un po’ scostato, un po’ arretrato, blu: lui, Morandi. Ecco come il pittore racconta la consapevolezza di essere circondato e protetto da affetti profondissimi, senza i quali forse non sarebbe riuscito a esprimere così bene se stesso.
Si fa fatica a uscire da questo ambiente, la fantasia lavora e immagina il pittore al lavoro, immerso nella lunga fase gestazionale del quadro e, poi, in quella senz’altro più veloce della realizzazione. In questo studio Giorgio Morandi ha creato con i colori a olio quasi 60 diverse sfumature di verde, che poi conservava, per poterle ritrovare, dentro le scatole dei fiammiferi.
La visita continua con una bella mostra fotografica dedicata ai borghi dell’Appennino oggi semi abbandonati, ancora testimonianza di un modo di vivere scomparso, ma non così lontano dai nostri giorni.
Ho trasmesso l’emozione? Andate a Grizzana Morandi
Lascia un commento