GENNAIO 2015 (Daniele e Andrea)
1 gennaio 2015 – Cosa si può chiedere di piú, cominciare l’anno a Parigi. Eccoci qui, proprio a Capodanno, dove arriviamo a metá pomeriggio, ma troviamo una cittá tutt’altro che sonnolenta. Resistono le luminarie natalizie, e i ristoranti traboccano di frutti di mare, particolarmente buoni e abbondanti quando fa freddo. La prima serata é casalinga, e assecondiamo la tradizione italiana che vuole l’inizio dell’anno con cotechino e lenticchie. Li abbiamo portati dall’Italia, li gustiamo con un francesissimo Bordeaux.
2 gennaio 2015 – La mattinata e stata dedicata interamente alla spesa e alle provviste per la settimana: biscotti, insalata, latte, yogourt, frutta, ma anche bistecche e ostriche. Il pane, invece, lo prendiamo fresco stasera. A pranzo ci é scappata una crepe sucre, beurre e cannelle. Il pomeriggio é andato tutto per le visite al Beaubourg: Marcel Duchamps (che non ha solo disegnato i baffi alla Gioconda), Jeff Koons, che non é solo il marito della Cicciolina e non propone solo giocattoli gonfiabili, anzi!, Frank Gehry e le sue geniali, magiche, inusuali architetture, fino all’installazione “L’air du temp” di Latifa Echakhch, toccante interpretazione dell’atmosfera dei nostri giorni.
3 gennaio 2015 – Dopo una infruttuosa ricerca al mercatino delle pulci di Porte de Vanves, dove c’era poca offerta e pochi banchi, forse a causa del brutto tempo, siamo andati direttamente alla nuova Fondazione Louis Vuitton. Si trova a Neully, quasi al margine dei Bois de Boulogne e al confine con les Jardins de l’Acclimatation, un parco divertimenti voluto da Napoleone nel 1860. La costruzione, progettata da Frank Gehry, di cui rispecchia pienamente lo stile inconfondibile, è bellissima. Spazio e spazi sempre diversi, con pareti di vetro che permettono la visuale intorno e sui piani inferiori, conferendo alla visita un’emozione sempre grande. Nelle numerose gallerie, esposizioni di giovani – e meno giovani – artisti contemporanei capaci di dare all’arte una dimensione nuova, attuale. In questo scenario, una piccola sala dedicata ad Alberto Giacometti aiuta a leggerlo nella dimensione all’avanguardia delle sue sculture.
Altri artisti si susseguono con fotografie, dipinti, video, installazioni. Ma il vero punto di forza è rappresentato dalle costruzioni di Olafur Eliasson, l’artista islandese capace di giocare con la luce come nessun altro. Una stanza si raddoppia perfettamente, e in modo verosimile, grazie all’uso sapiente di una parete a specchi. La stessa parete, posta ad angolo, addirittura moltiplica per quattro le immagini … lo zampillo di una fontana, illuminato a intermittenza, regala uno spettacolo nuovo ogni volta … una sorta di cesto, illuminato dall’alto, nell’ombra sembra un albero … Infine diventiamo noi stessi parte dell’opera, con una passeggiata in mezzo ad alte pareti a specchio un po’ inclinate, che ci riflettono e riflettono tutto il pubblico in un gioco continuo di vicino e lontano …
Concludiamo il giro con una visita alle terrazze, alte, luminose e con un panorama, come si dice, “mozzafiato” su Parigi.
Torniamo a casa per finire la spesa e preparare la cena
4 gennaio 2015 – E’ domenica, la prima cosa da fare è la spesa al mercato di Boulevard Richard Lenoir: frutta, verdura, carne, pane, quiche. Rientriamo appena per posare la spesa, e ripartiamo verso l’installazione di Paul Mc Carthy “La fabbrica del cioccolato”, presso la Monnaie di Parigi. A parte l’intenso profumo di, appunto, cioccolato, l’esperienza si rivela un po’ deludente, salvo il fatto di entrare nello splendido edificio e ammirare il salone principale.
Ci dirigiamo verso la Tour Eiffel, e sulla strada incontriamo la sede del Palazzo delle Arti, dove sono ospitate opere diverse di giovani artisti.
Prendiamo la RER per arrivare alla Tour dove saliamo a piedi fino al secondo piano, come d’abitudine quando siamo qui. Ci fermiamo per ammirare il panorama, sempre grandioso, e al primo piano c’è la pista per il pattinaggio sul ghiaccio e ancora molte decorazioni natalizie. Dopo la Tour, raggiungiamo gli Champs Elysées per vedere le decorazioni luminose, famose per bellezza e raffinatezza. E’ quasi l’ora del tramonto, e si accendono le luci su tutto il viale. Accompagnate da un tramonto rosa e turchese, ci offrono uno spettacolo indimenticabile. Il prossimo inverno parigino sarà fra due anni, dobbiamo ricordarcelo! Ci sono anche i mercatini di Natale, numerosi e affollatissimi.
Ceniamo a casa con risotto e bistecche!
5 gennaio 2015 – La mattina ci perdiamo un po’ alla vana ricerca di gallerie d’arte in zona, purtroppo ancora chiuse per le vacanze natalizie. A pranzo ci troviamo con Daniele e Andrea, che di lì a poco partiranno, per un falafel in rue des Rosiers. Lasciati i ragazzi, ci avviamo verso la zona della Madeleine per cominciare a fare un po’ di spesa. Sul percorso, all’Hotel de Ville, cogliamo un raro momento in cui non c’è coda per entrare, e così vediamo bene e con tutta calma la mostra “Magnum Paris”, dedicata alle fotografie scattate a Parigi dai fotografi dell’agenzia, a partire dai fondatori: Robert Capa, Henry Cartier-Besson e Davide Seymour. Concludiamo il pomeriggio da Fauchon per la consueta scorta di té e altre prelibatezze. Il tempo è ancora bello, freddo ma asciutto. Stasera a cena siamo in due, mi mancano già i ragazzi.
6 gennaio 2015 – Con la metro andiamo diretti a Place d’Italie con l’intenzione di visitare la fondazione Jerome Seydoux-Pathé, incuriositi più dalla recente ristrutturazione firmata Renzo Piano che dal posto in sé. Ahimè apre più tardi quindi, visto che siamo praticamente di fronte, andiamo a visitare la Manifattura Gobelins, molto nota ma che non avevamo mai visto prima. È bellissima! Gli arazzi e i tappeti esposti, con i disegni preparatori, sono precisi, accurati, finissimi, sicuramente risultati di anni e anni di la oro artigianale paziente e certosino, al limite dell’arte più alta. Vicino a questi pezzi, tutti datati mediamente XVIII secolo, una selezione di mobili di design nuovi, innovativi, frutto di una intensa creatività. Il classico che si appoggia a modelli consolidati, ma da sfoggio di tecnica sublime, e il nuovo che fa esplodere la fantasia per dare nuove forme a oggetti consueti.
Andiamo quindi alla fondazione Seymour Pathé: l’ edificio ha una facciata classica, decorata da due sculture dell’allora ancora sconosciuto Auguste Rodin, l’interno é stato rivisto da Renzo Piano in modo estremamente razionale e pulito per dare corretta esposizione a una ricca collezione di macchine per proiezione cinematografica. Scopriamo qui infatti che questo signor Pathé è stato, fino alla prima guerra mondiale, il più grande e innovativo produttore cinematografi o non solo in Francia, ma in tutto il mondo. Su tutta la ristrutturazione poggia il soffitto un po’ a “lumacone” che tanto ha indispettito i francesi e che io trovo adattissimo al contesto.
Facciamo una pausa gastronomica dal Roi des Frites davanti al Pantheon, quindi ci spostiamo al villaggio di Bercy per vedere il museo des Arts Forains: è chiuso!
Torniamo a casa a piedi perchè aspettiamo visite: Chiara con Martin.
7 gennaio 2015 – Ultimo giorno a Parigi anche per questa volta! Lasciamo una città ferita da un feroce attentato, forse di origine islamica, che ha fatto 12 morti, alcuni giornalisti del settimanale satirico “Charlie Hebdo”, e alcuni poliziotti. Pur essendo successo abbastanza vicino a casa, non ci siamo accorti di nulla, eravamo appena usciti di casa diretti verso i magazines Lafayette e l’Opera. I francesi sono subito scesi in piazza numerosissimi, non solo a Parigi, per solidarietà verso le vittime. In Italia avremmo fatto lo stesso? Potevamo andare anche noi che siamo qui …
Concludiamo la serata da Hippopotamus, dove la cena è eccellente, ma la tristezza pesa.
LUGLIO 2015 (Tiziana e Gianni)
2 luglio – Arriviamo con il consueto treno che entra alla Gare de Lyon, puntualissimo, alle 16,11. Dopo aver disfatto le valigie, lavoro veloce in estate, abbiamo fatto subito una bella passeggiata in rue des Francs Bourgeois dove io, in men che non si dica, ho trovato la maglia color verde Tiffany che cercavo. Poi una birretta, spesa e a casa per cena. Dopo, giretto in Place des Vosges mentre il sole, lentamente, tramontava del tutto. Qui al nord le giornate sono già infinitamente più lunghe che da noi, e fino alle 23 il cielo è chiaro.
3 luglio – Dopo una bella colazione francese siamo pronti per un primo giorno in città. La giornata ci deve servire anche per fare un po’ di shopping su commissione, come ogni volta.
La prima tappa è la Tour St. Jacques, riaperta da pochi giorni al Parigi dopo molti anni di restauro. La torre è del XVI secolo e venne eretta come campanile per la chiesa di St. Jacques à la Boucherie. La chiesa oggi non esiste più, venne demolita durante la Rivoluzione francese, e le pietre vennero riutilizzate per costruire altri edifici; come dire, non si è buttato nulla. La dedica alle boucherie deriva dal fatto che nel medio evo questa zona, già allora ricca di mercati,concentrava un gran numero di macellai che approfittavano della posizione per buttare nella Senna i resti degli animali. Un’immagine raccapricciante, ma aderente al modo di vivere dell’epoca. La torre rimase come monumento e come posto di avvistamento. Ovviamente nel tempo prese a rovinarsi e furono fatti restauri parziali finchè, nel 1800, il barone Haussman, impegnato a rivoluzionare Parigi con la costruzione dei grandi boulevards, trovò i fondi per un primo restauro con diverse modifiche. Interessante osservare che questo monumento, anzichè essere più in basso rispetto al livello stradale perchè più vecchio, risulta più in alto in quanto la ristrutturazione di Haussmann, che voleva le strade tutte perfettamente sullo stesso livello, ha scavato così tanto da raggiungere una posizione ancora più bassa che 500 anni prima.
Dall’alto della torre, grazie alla sua posizione centrale, si gode un panorama mozzafiato.
Dopo l’ascesa e la discesa della torre, tutto su una lunghissima scala a chiocciola, siamo andati al Beaubourg. La mostra principale è dedicata a Le Corbusier, e trasmette molto bene il ragionamento razionale e ordinato di questo grande architetto, che ha progettato in molte città quartieri e case popolari, dove alloggiare tantissime persone, senza perdere in qualità della vita e bellezza.
La performer Mona Hatoum, libanese, è un personaggio abbastanza inquietante. Forse non è proprio originalissima (i riferimenti a Marina Abramovich sono molti) ma riesce a dire anche delle cose sue e, in alcuni casi, a trasmettere sensazioni poetiche e intense.
La fotografa Valerie Belin coglie le espressioni delle persone con una tale fissità da lasciare il dubbio che si tratti di esseri viventi o meno, mettendo quindi in dubbio la presenza della vita negli esseri animati e in quelli inanimati. Infine lo svizzero Gottfried Honegger si inserisce perfettamente vicino a Le Corbusier per le sue opere grafiche e rigorose.
Ma la vera sorpresa della giornata è la chiesa di S. Merry, del XVI secolo. Dopo anni di restauri la chiesa è riaperta in tutto il suo splendore dello stile gotico flamboyant. E’ solenne, con splendide vetrate originali, una curiosa navata in più sulla destra e numerosi affreschi e quadri di autori poco noti, almeno in Italia, ma splendidi. Sorprendente è la presenza di opere moderne che si affiancano ai capolavori antichi con riservata eleganza: si tratta di una collaborazione con il Beaubourg, e al momento è esposto uno splendido arazzo di Anne Gratadour. Nei fine settimana la chiesa offre concerti di musica classica; infine apprendo che la chiesa si avvale di una gestione mista tra religiosi e laici che ne fanno un vero punto di riferimento e di accoglienza.
E’ ora di rientrare per prepararci alla sontuosa cena di stasera: ci attende lo storico ristorante Le Train Bleu, un posto quasi leggendario. La cena è veramente speciale (io gusto una tartare super!) e l’ambiente raffinato e di grande bellezza. Sulla strada del ritorno costeggiamo la Senna dove i parigini, numerosissimi, fuggono il caldo e celebrano l’inizio del week end con pic nic organizzati lungo i quai e nei prati vicini, suonano, ballano il tango o i balli latino americani, si divertono. L’ambiente è molto vivace e piacevole, si respira un’aria di sana voglia di stare all’aperto e in compagnia.
4 luglio – Voglio visitare Versailles per ammirare le installazioni di Anish Kapoor. Fa molto caldo, e già il lungo viaggio in treno (circa un’ora) è un po’ faticoso. All’arrivo facciamo un po’ di coda per acquistare i biglietti: da questo momento la visita procede senza intoppi salvo, ripeto, l’impegno a muoversi su un terreno chiaro, dove i bollenti raggi del sole si riflettono, e su distanze che appaiono misurate, ma in realtà sono notevoli. Andiamo direttamente ai giardini, entrambi abbiamo visto il palazzo più volte e non siamo interessati a una ulteriore visita (oltre al fatto che c’è una coda infinita che si snoda sotto il sole, per passare i controlli di sicurezza).
Appena entrati nei giardini, il primo capolavoro si mostra nel suo geniale splendore: come un richiamo alla Galleria degli Specchi, uno specchio convesso riflette la facciata della reggia, dandone una visione inedita. Sul retro, dalla parte concava, il riflesso è al contrario. Un’immagine che cambia in continuazione a seconda del movimento e delle persone che passano davanti e si riflettono. Più avanti, un altro grande specchio rotondo, rivolto verso il cielo, riflette le nuvole e le loro trasformazioni: un altro quadro mai uguale a se stesso, uno spettacolo continuo.
Anish Kapoor ha poi installato due grandi opere dedicate alla trasmissione del suono, un enorme timpano e una curiosa costruzione che sembra un grande orecchio, dove si è invitati a entrare. Ma è l’opera in fondo a giardini quella più inquietante: un vortice d’acqua che non si ferma e trascina verso l’abisso tutto quello che galleggia sopra.
Aspettiamo l’ora giusta per vedere i giochi d’acqua, abbastanza noiosi per la loro staticità, quindi ci avviamo verso casa sapendo di dover fare un viaggio un po’ lungo, anche se ora più al fresco.
Scendiamo in centro per andare da Fauchon e incontriamo per caso Chiara e Sylvain, in giro per fare venire l’ora di andare a recuperare Martin che è a una festa di compleanno. Che bella sorpresa!
La stanchezza stasera ci impone cena casalinga e corretto riposo.
5 luglio – Sono arrivati Gianni e Tiziana. Non abbiamo rinunciato alla consuetudine di fare la spesa nel mercato di Blv Richard Lenoir. Nel pomeriggio siamo stati a St. Denis dove abbiamo visitato (per noi è la seconda volta) la cattedrale con le tombe dedicate ai primissimi re di Francia e alle diverse dinastie, fino alla Rivoluzione Francese. Al ritorno ancora una lunghissima passeggiata dagli Champs Elysées a casa, e cena sempre a casa con bistecca e patatine.
6 luglio – Dedichiamo la giornata alla visita della casa di Monet a Giverny, un posto incantevole dove siamo già stati alcuni anni fa, ma in una stagione diversa, l’inizio della primavera. Oggi il giardino è un’esplosione di colori e di fiori. Qui nulla è lasciato al caso: davanti a un’apparenza di natura sovrana e padrona, esplosiva nella sua quantità e varietà, c’è la ferma mano dei giardinieri che hanno curato accostamenti cromatici, in contrasto o in nuance, da far apparire ogni angolo come un quadro. Vedere dall’altro lato del laghetto il ponticello che Monet ha dipinto tante volte, immaginarlo seduto in un punto preciso della passeggiata intento a riprendere la luce e i colori, scoprire che le tonalità dell’acqua e dei riflessi sono identiche a quelle dei suoi quadri … un’emozione straordinaria!
La visita si completa con l’esplorazione della casa di Monet, del suo studio, delle camere da letto, della grande cucina e dell’accogliente sala da pranzo. Oltre ai suoi capolavori (copie, naturalmente!) alle pareti sono appese numerose stampe giapponesi, una collezione preziosissima che rivela la passione di Monet per il Paese dell’estremo oriente.
Dopo la visita ci fermiamo per un ottimo pranzo presso il ristorante Les Nymphèas, appena fuori la casa e, in attesa dell’ora per rientrare, visitiamo i primissimi dintorni, con la chiesa di Giverny, intitolata a Santa Redegonda, nel cui cimitero riposa Claude Monet e tutta la sua famiglia.
7 luglio – Oggi a metà pomeriggio è prevista la partenza di Gianni e Tiziana, e questo ci dà la regia per tutta la giornata. Al mattino visitiamo l’Arsenale, sempre interessante nel proporre l’evoluzione urbanistica di Parigi, quindi passeggiamo un po’ nel quartiere latino. A pranzo risolviamo con un buon falaffel in rue des Rosiers, accompagnato da una birra squisita nel bistrot di rue de Perle. Salutiamo i nostri amici, cerchiamo inutilmente di fare ancora un po’ di shopping, infine rientriamo a casa per avviare anche la nostra valigia: domani si torna.
GIUGNO 2016 (Rita e Mauro)
090616 – L’arrivo a Parigi è come sempre puntualissimo. Abbiamo il tempo di fare la spesa e un primo giretto nel Marais.
100616 – Il mattino è dedicato al Beaubourg e alla ricca e didascalica mostra di Paul Klee. Come al solito l’entrata permette di visitare tutte le mostre aperte quindi, dopo la principale, vediamo anche un’ampia rassegna dedicata al movimento italiano dell’Arte povera. Al pomeriggio ci spostiamo a Montmartre per visitare l’omonimo museo. Scopriamo un angolo di passato, una zona dove resistono vecchie e caratteristiche case di campagna, coperte da rami rampicanti, e il ricordo di vecchi locali storici come Le lapin agile e Le chat noir. Il museo ha sede in quella che è stata la casa di Susanne Valadon e di suo figlio, Utrillo. Pur se non ci sono pezzi di grande valore, la visita è estremamente interessante per l’immersione nell’ambiente passato e la precisa comprensione di quello che è stato il movimento artistico degli ultimi anni del 1800, prima che tutto il fermento culturale si spostasse a Montparnasse.
Alla sera arrivano Rita e Mauro
110616 – Dedichiamo la mattina a una visita del Marais, passiamo dal villaggio St. Paul, raggiungiamo l’Ile St. Louis, l’Ile de la citè, Notre Dame, raggiungiamo il quartiere latino per fare sosta a St. Severin, St. Julian le Pauvre e la libreria Shakespeare. Dopo la pausa pranzo, nel pomeriggio restiamo sulla rive droite, camminiamo fino al Louvre per vedere la piramide “sparita” e rientriamo con un lungo giro a piedi che ci porta fino al Pont des Arts, oggi ripulito dai lucchetti. Cena casalinga.
120616 – È domenica e come da tradizione alla mattina facciamo una ricca spesa al mercato: gamberi e salmone, baguette croccante, frutta e verdura. Riserviamo il meglio per la cena, a pranzo scegliamo una paella pronta. Nel pomeriggio facciamo un lungo giro nel quartiere latino, con visita alla splendida St. Etienne du Mont, place de la Contrescarpe, rue Mouffetard. Ai Jardin du Luxembourg ci fermiamo qualche minuto in ascolto di un concerto per pianoforte, proseguiamo fino alla famosa St. Soulpice. Qui ci sorprende un acquazzone che ci costringe a una sosta un po’ più lunga del previsto, ma appena liberi raggiungiamo Les deux magots per un lussuoso aperitivo. Poi lentamente scendiamo e torniamo verso casa costeggiando la Senna, sempre piuttosto gonfia d’acqua.
130616 – Giornata di shopping e lecher vitrines. Al mattino incursione femminile ai Magazine Lafayette, al pomeriggio giretto fruttuoso nel Marais con piccolo bottino presso Fragonard. A cena un sempre ottimo Bofinger.
140616 – Oggi purtroppo Rita e Mauro rientrano a casa. Al mattino li accompagnano in stazione, il treno è puntualissimo. Paolo non è in forma, con la metro andiamo verso il centro per completare tè e terrines da Fauchon, biscotti al miele e all’arancia, ancora qualche regalino da Pylones e Fragonard. Pranziamo a casa per stare un po’ tranquilli e al caldo, salvo poi un’oretta di passeggiata nel Marais. Primi preparativi per la partenza: bucato, riordino ….
150616 – Purtroppo anche per noi è arrivato l’ultimo giorno. Al mattino incontriamo Elena, con la speranza che possa in futuro diventare una risorsa per la gestione della casa. Andiamo poi direttamente alla fondazione Louis Vuitton per ammirarne la bellissima rivisitazione rigata fatta da Daniel Buren. L’intervento dell’artista francese si limita all’esterno, ritorniamo così, dopo un breve tratto in metro, passando dagli Champs-Elysées e da lí, a piedi, fino a casa. Non ho più visto la Senna, per la prima volta da quando svengo regolarmente a Parigi, non ho visto la Tour … La serata sì conclude con i preparativi per la partenza domattina: valigie, bucato, saluti.
DICEMBRE 2016
8 dicembre – Arriviamo a Parigi con il volo easy Jet che atterra alle due a Orly, ma non siamo a casa prima delle quattro e mezza, meglio il treno! Pomeriggio dedicato alla spesa in zona e a organizzarci un po’. Siamo in sei!
9 dicembre – Ora che siamo pronti tutti è quasi mezzogiorno. Ci avviamo per visitare Notre Dame, ma D non sta bene e torna a casa. Ci dividiamo, due vanno al Sacre Coeur, noi al Beaubourg a vedere le mostre di Magritte e Cy Twombly. Rientriamo poi subito a casa perché D ha la febbre e gli serve l’aspirina. In serata anche A ha problemi di stomaco … aiuto! Che domenica si prospetta?
10 dicembre – Per fortuna i malesseri erano passeggeri, stamattina i due stanno meglio e ci allunghiamo a fare una passeggiata nel Marais e a fare la spesa. Pranzetto di mezzogiorno a casa, leggero per tutti, poi si riparte, a piedi, fino al Beaubourg, Louvre, Place de la Concorde, Tuileries, quindi un pezzo di metro per arrivare fino alla Tour. Anche se un po’ nascosta dalla nebbia, lei è sempre là, simbolo e guardiana della città. Saliamo a piedi fino al secondo piano, e mi accorgo di non averla mai visitata di notte, quando le luci offrono un panorama diverso. Scesi dalla Tour, raggiungiamo gli Champs Elisèes magnificamente illuminati per le feste, poi i deliranti mercatini di Natale, infine finalmente a casa per cena, sempre leggera. Dani e Giorgia cenano al Petit Marché e tornano entusiasti.
11 dicembre – Stamattina i ragazzi rientrano a casa, il volo alle 11 impone una partenza ben anticipata. La casa torna velocemente ordinata e … silenziosa. Come da tradizione, visto che è domenica, andiamo a fare la spesa al mercato di Boulevard Richard Lenoir e compriamo scorte per un paio di giorni. Appena il tempo di uno spuntino e ci dirigiamo alla Monnaie de Paris a vedere la mostra di Maurizio Cattelan. Non mi era mai capitato di osservare tanti suoi lavori insieme, qui commentati da critici francesi, ma in termini molto chiari e condivisibili. Una mostra ricca, completa, all’interno di un palazzo storico, la zecca di Parigi, bello ed elegante e con vista sulla Senna. Raggiungiamo poi il negozio di Fauchon alla Madeleine per la consueta scorta di tè, terrine e fois grazie, quindi rientriamo a casa. Ma la giornata di oggi è segnata dalla terribile notizia che durante la notte se n’è andata Daniela …. Daniela ha concluso il suo giro nel mondo.
12 dicembre – La super tappa di oggi è la Fondazione Louis Vuitton. Ormai conosciamo la strada, arriviamo con comodo verso mezzogiorno e facciamo circa un’ora di coda per entrare, fa anche abbastanza freddo, ma ne vale la pena. La collezione Chtchoukine è amplissima e ricca di pezzi d’arte preziosi e bellissimi. Siamo davanti alla grande sensibilità di un collezionista russo che ha intuito, più che capito, il valore dell’ arte moderna dagli impressionisti fino ai cubisti. Amico di Matisse, ha riempito la sua casa di opere, alcune su commissione, che oggi sono conservate all’Hermitage di san Pietroburgo e al museo statale di Mosca. Sono i capolavori che hanno ispirato il suprematismo russo, dando spazio a nuove emozioni. Tutto sotto le maestose vele di Frank Gehry ancora colorate dai pannelli di Daniel Buren.
Dopo tanta bellezza, ci siamo spostati verso l’Opera per ammirare il grande albero di Natale, tutto bianco, all’interno dei Magazines Lafayette.
Cena casalinga a base di ottimi formaggi
13 dicembre – Ci dirigiamo verso Montmartre per fare acquisti da APC, e ne approfittiamo per scoprire un altro angolo della zona. Ho sempre pensato a Montmartre come se fosse solo la basilica del Sacre Coeur, una brutta chiesa in una zona terribilmente turistica e raggiungibile attraverso una strada maleodorante. L’anno scorso l’abbiamo raggiunta da un percorso diverso definito dalla volontà di visitare il museo du Vieux Montmartre, quest’anno abbiamo percorso l’avenue Junot. Siamo in un viale alberato che si arrampica dolcemente verso il monte. Le case, tutte belle, alcune bellissime, non hanno più di due o tre piani, le facciate bianche, le finestre con gli scuri o con enormi vetrate. Al numero 15 c’è la casa, costruita nel 1926, dall’architetto austriaco Adolf Loos per il poeta Dada Tristan Tzara. La completa mancanza di decorazioni, le linee pulite, le proporzioni perfette la rendono simile alle case costruite cinquant’anni dopo. Poco lontano, la villa Leandre si presenta come una strada secondaria sulla quale si affacciano villette singole in stile anglo-normanno, le cui facciate sono in gran parte coperte da rampicanti verdi e rigogliosi. Il piccolo portone della casa n. 4 riproduce le pale di un mulino, per ricordare la vicina presenza del mulino de la Galette.
In cima all’avenue Junot si apre la piazza Marcel Aymé, su un lato della quale è posta la divertente statua di un uomo che sembra passare attraverso un muro. A pochi metri, la piccola Place Dalida si apre in una curva, con un busto che raffigura la cantante. Da qui, la vista verso la cima del Montmartre è molto suggestiva; continuiamo la nostra passeggiata godendo di questo silenzio e questa calma, così lontani dalla vita frenetica parigina. Qui sembra di fare un salto indietro nel tempo.
Lasciamo questa zona incantata e rientriamo a casa, a piedi, senza mai avvicinarci alla Senna.
Alla sera, la cena è al ristorante Mai Thai, che io trovo ottimo, Paolo meno …
14 dicembre – Anche questa volta è arrivato l’ultimo giorno, con l’impegno di valigie, ultime commissioni, lavatrici … Organizzo un giro che parte dai Jardins du Luxembourg fino al palazzo del Senato poi, attraverso varie strade nel quartiere latino, raggiunge la chiesa di St. Jaques de Haut Pas, sul cammino per Compostela, e la Val de Grace, con la cupola che ricorda le chiese barocche romane. Purtroppo sono entrambe chiuse, ma ci serviranno da meta per la prossima volta.
Facciamo tutto a piedi, quindi ci vuole il suo tempo. Riesco a passare da rue Grenelle per dare un’occhiata alla nuova boutique di Ines de la Fressange, quindi torniamo verso casa per le ultime spese. Ci fermiamo in rue des Rosiers a mangiare i falafel, e infine ci rassegniamo a rientrare. Domattina si parte presto …
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