(13 settembre – 23 settembre 2016)

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13 settembre – La sveglia è alle quattro, ma dopo il tragitto fino a Bergamo, il volo Bergamo-Trapani con Ryanair, un po’ di transfer e l’aliscafo, arriviamo a Favignana al villaggio Punta Longa all’ora di pranzo. Il posto è molto accogliente, poche casette nel verde ben affacciato sul mare.

Per una prima esplorazione in zona ci fermiamo a mangiare in un piccolo chiosco proprio sugli scogli. La scelta dei piatti non è entusiasmante, il conto salato. Assaggiamo il mare della splendida baia di Marasolo, dove i colori dell’acqua hanno tutte le sfumature dell’azzurro, poi in bicicletta tentiamo di raggiungere Cala Azzurra, ma è troppo lontana. Andiamo nel paese di Favignana a fare qualche acquisto alimentare, e ci torniamo la sera per la cena nel ristorante La Lampara: porzioni abbondantissime, qualità un po’ deludente.

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14 settembre – Dopo una buona e abbondante prima colazione, decidiamo di passare la mattinata nella spiaggia di Marasolo. Le sue acque trasparenti, turchesi e cobalto, leggerissime, sono un invito a tuffarsi continuamente. In più, forse grazie al livello di salinità, l’acqua è di straordinaria leggerezza. Un pranzo leggero, poi ci attende la barca di Vito Sinagra per portarci a fare il tour dell’isola. Favignana è un’isola molto varia, le coste alternano strapiombi a picco sul mare dove si riconoscono le vecchie cave di tufo, microscopiche spiaggette nascoste in mezzo a scogliere impervie, lingue di roccia che si allungano sul mare. Il fondo sabbioso e chiaro permette alla luce di giocare con tutte le tonalità’ dell’azzurro e del blu, e il mare è irresistibile.  Il giro dell’isola dura circa quattro ore, intervallato da numerosi tuffi nelle baie piú belle. Alla sera, cena sul terrazzo a base di arancini, una prelibatezza!

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15 settembre – Mi alzo presto per fare una passeggiata in zona, esplorare i dintorni e vedere l’alba. Il sole si apre un varco tra le nuvole e l’umidità notturna, e comincia a splendere. La giornata sarà poi delle più variabili, anche con una spruzzata di pioggia, ma ancora pienamente estiva.

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Dopo colazione facciamo tutti insieme una tappa nel paese di Favignana dove assaggio il latte di mandorla. L’approfondimento gastronomico rientra nella vacanza! Ci spostiamo dietro gli stabilimenti della tonnara per fare il bagno … in porto. C’è una piccola e incantevole baia protetta, quasi inaccessibile per l’irregolarità degli scogli, dove l’acqua è molto calma e i colori stupendi.

Lasciamo il gruppo degli amici, facciamo un po’ di spesa in paese e torniamo a casa per un pranzo veloce. Dopo pranzo c’è tempo per un bel bagno e sole sugli scogli di Calamone.

Nel tardo pomeriggio ci attende la visita della tonnara. Per molto tempo gli abitanti dell’isola si sono sostenuti solo con la pesca del tonno rosso, vera e rara prelibatezza. La tonnara di Favignana è la versione industriale di questa pesca: costruita e fondata nel XIX secolo dalla famiglia Fiorio, è stata per circa 150 anni un simbolo noto in Italia e all’estero e un’attività in grado di dare lavoro a tutti gli abitanti dell’isola, uomini e donne. Dopo la caduta in rovina della famiglia la tonnara è stata acquistata dalla famiglia Parodi di Genova, che è riuscita a farla funzionare fino al 1982, anno della chiusura definitiva. Di questa gestione mi piace ricordare l’iniziativa della moglie del titolare, che aveva pensato a creare asili nido all’interno della struttura, per permettere alle operaie di lavorare senza troppe difficoltà anche con bimbi molto piccoli. Ovviamente erano previsti i permessi per allattare.

Oggi la pesca del tonno rosso si fa con metodi più sofisticati e invasivi, al limite della sostenibilità. Basta pensare che vengono preferiti animali giovani perché più piccoli, mentre qui si pescavano pesci adulti che già si erano riprodotti molte volte. Il tonno rosso va quasi tutto in Giappone e nei ristoranti giapponesi per la preparazione del sushi, mentre quello che troviamo comunemente in scatola è il meno pregiato pinna gialla.

Oggi la tonnara è stata convertita in un museo, dove si possono visitare gli ambienti un tempo destinati alla preparazione del tonno, dal rimessaggio delle barche utilizzate per la pesca a tutti i passaggi necessari dalla cattura all’inscatolamento. Molto toccante e interessante è il filmato finale, un inedito dell’Istituto Luce datato 1926-1934 che illustra tutte le fasi, dalla posa delle reti della tonnara alla mattanza, all’arrivo dei tonni in fabbrica.

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Cena leggera sulla terrazza del nostro piccolo bilocale, per finire con la gradita visita di Mrs and Mr Puppi che passano a fare due chiacchiere.

16 settembre – Già dal mattino abbiamo voglia di provare la Praia, ovvero la bella spiaggia di sabbia del paese di Favignana. Porto per porto, tanto vale stare comodi. Prima però attraversiamo il litorale del paese per raggiungere palazzo Fiorio e visitarlo.

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Oggi questa elegante e imponente dimora ospita l’info-point di Favignana, ma è permesso fare un giro in una parte degli spazi interni, dove sono allestite mostre diverse (tra tutte, Un mare di colori), e nel bel giardino piantumato che si affaccia sul mare. Ritorniamo alla spiaggia, di sabbia morbida e dorata, piacevole sulla pelle. Tira un bel vento di scirocco che rende facile sopportare il sole torrido. Nel primissimo pomeriggio affrontiamo la salita del Monte S. Caterina, in cima al quale c’è una costruzione diroccata che denuncia un passato variegato. Si trova sulla cima più alta di Favignana, ed è raggiungibile molto facilmente, sebbene un po’ faticosamente, attraverso un percorso che alterna le scale e i percorsi in salita. Il vento ci aiuta a non sentire il calore, e nello spazio di circa un’ora siamo finalmente in cima. Da lassù la vista è, come si dice, mozzafiato. Si identifica bene la forma a farfalla dell’isola, le baie che ormai conosciamo, con sullo sfondo i profili di Levanzo e della più lontana Sicilia. Discendiamo, non senza fatica, appena in tempo: la cima sta per nascondersi in mezzo alle nuvole. Rientriamo a metà pomeriggio per cambiarci e prepararci, in vista della cena al ristorante La Bettola: ottimo cous cous di pesce.

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17 settembre – Ho voglia di visitare il Lido Burrone, la spiaggia di sabbia più grande dell’isola. In effetti è abbastanza grande e ci sembra molto affollata, visto che ormai abbiamo tarato gli occhi con le splendide solitudini degli scogli. In realtà c’è posto per tutti, e ci godiamo anche un bel bagno nel mare un po’ mosso, dove l’acqua è resa meno trasparente dalla sabbia sbattuta dalle onde.

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Il pranzo è a Cala Cavallo, in una piccola trattoria nascosta nel verde, gestita da toscani. Io assaggio la parmigiana di tonno, buona ma non molto originale. Il pranzo ci condiziona per molte ore, ma prima di rientrare facciamo un tuffo nell’incantevole piccola baia di San Nicola, dietro al cimitero. Proseguiamo verso il paese per qualche spesa, e poi a casa. Lo splendido tramonto ci invita a fare un ultimo, veloce tuffo a Marasolo. Per cena, un arancino molto goloso, con tonno, pistacchio e pomodoro fresco.

18 settembre – La giornata comincia serena, poi si rannuvola, poi si rasserena ancora. Meglio per me passare la mattinata a Marasolo, in splendida solitudine (o meglio, in compagnia della lettura) con frequenti nuotate rinfrescanti. Dopo un pranzo veloce a base di frutta, mi sposto su una splendida spiaggetta tra Calamoni e Lido Burrone, sabbiosa, poco frequentata e con un mare trasparente, turchese. Il pomeriggio si conclude con un aperitivo al Kiosco di Marasolo, dove mi innamoro del panino “Cala Azzurra”, farcito con pesce spada affumicato, melanzane e pistacchi. Divino si può dire di un panino?

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La serata si conclude in bellezza, con l’allegro e virtuoso concerto all’aperto offerto dalla Banda di Favignana presso la vecchia tonnara.

19 settembre – Oggi la giornata è particolarmente ventosa, sebbene abbastanza serena. Faccio la mia corsetta mattutina che mi permette di vedere l’alba, quindi facciamo un giretto per il centro del Paese per rivedere bene quanto già noto e provvedere a un po’ di spesa. Rientriamo a “casa” e andiamo subito sugli scogli davanti a Punta Longa, abbastanza comodi perché piatti, dove l’acqua è ancora una volta bellissima, leggera e trasparente. L’aria comincia a non essere più così calda, meglio approfittare dell’ora centrale della giornata per fare qualche tuffo. Dopo un pranzo leggerissimo preferisco terminare il pomeriggio sulle sdraio della piscina, più comode e più calde. Alla sera ci accoglie per la seconda volta il ristorante La Bettola, dove continuo il mio approfondimento gastronomico: busiate con pesto alla trapanese, ottime, e caponata di melanzane, superlativa. Prima però facciamo un giro nella Favignana “vecchia” con le case di tufo e i giardini ipogei spontanei.

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20 settembre – Oggi affittiamo uno scooter, per poter fare comodamente il giro di tutta l’isola e ammirarne ogni angolino. La prima tappa è Cala Azzurra, affollatissima (ma come fanno in piena estate?), poi le scogliere impervie del Bue Marino con le sue grotte che sembrano tempi egizi, e Cala Rossa. Il mare qui non finisce di incantarmi. Le parole non bastano per descriverne i colori. Purtroppo, le possibilità di accesso sono poche e molto impervie.

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Riprendiamo il percorso litoraneo dallo Scalo Cavallo, e da lì arriviamo in paese, per una spesa veloce. Dopo un leggero spuntino ci avviamo verso il Faraglione, dove ci aspetta il resto della compagnia e dove facciamo il bagno in una microscopica, incantevole baia ben riparata. Rientriamo dalla costa orientale con una tappa al faro di Punta Sottile, poi la Cala Grande con la sua vasta pineta, fino alla meravigliosa Cala Rotonda. Un ultimo sguardo alla spiaggia Pirreca prima di ripassare sotto il Monte Santa Caterina e rientrare.

Il mare rappresenta il punto di forza di Favignana, per i suoi colori mai uguali e per il fascino di una costa aspra, forte, ricca delle tracce del reciproco rapporto. Forse, quando si visita l’isola, si pensa meno al suo interno, che è altrettanto difficile, ma vario e molto particolare. Favignana è ricca di acqua, e questo aiuta le colture, in particolare della vite e del fico d’India, e l’insediamento urbano. Nei vasti spazi pianeggianti delle due ali della farfalla sono numerose le case di tufo, dalla forma squadrata e spesso a un solo piano, intonacate di bianco, con giardini rigogliosi e fioriti di bouganville viola e plumbago azzurri. Nella parte occidentale sono numerosissimi i giardini ipogei, molti spontanei, altri più condotti, che nascono all’interno delle vecchie cave di tufo, oggi abbandonate: piante fiorite e frutteti nascosti agli occhi meno attenti. Uno spettacolo inatteso e affascinante, una immagine forte di vita che nasce e cresce dove meno te lo aspetti.La cena è a casa, formaggio locale, olive, pomodori, fichi d’India e dolci siciliani, cena da re.

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alba e finocchietto selvatico

21 settembre –  Oggi è il primo giorno di autunno, ma qui siamo ancora immersi nell’estate piena. Se non fosse per le giornate un po’ più corte e l’aria che incomincia appena a rinfrescarsi, potremmo illuderci di essere in luglio. La fine della vacanza però si avvicina, è il caso di dare un’occhiata in giro: andiamo a Levanzo.

La piccola isola è ben visibile dalle coste di Favignana, sembra di toccarla, bastano infatti dieci minuti di aliscafo per raggiungerla. Ci accoglie incantevole, una piccolo presepe di casette bianche, ordinate e pulite, che guardano il piccolo porto dove, sull’acqua cristallina, dondolano piccole imbarcazioni. Chiediamo qualche informazione per capire come muoverci: andiamo a sinistra, in direzione del faraglione. Scopriamo una bella passeggiata un po’ in alto rispetto al mare schiumeggiante, in un percorso prima asfaltato, poi sterrato, infine in un sentiero pietroso che si arrampica dolcemente e, a un certo punto, rientra un pochino per passare in mezzo ai pini, senza però mai perdere di vista il mare. La passeggiata è piuttosto lunga, ma non faticosa, anzi, molto piacevole, e quando meno ce lo aspettiamo arriviamo all’altezza della Grotta del Genovese.

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Da qui la strada per il ritorno al paese è facile, ben lastricata, e in discesa. Quel poco del territorio interno di Levanzo che vediamo ci mostra un’isola arsa, ricca di macchia mediterranea, con qualche isolata e bella costruzione. Rientriamo in paese per prendere una granita e continuare poi la passeggiata litoranea nell’altra direzione, fino a Cala Fredda, dove godiamo della vista, ancora una volta, di un angolo roccioso che si tuffa nel mare meravigliosamente trasparente.

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Purtroppo ci aspetta l’aliscafo per il ritorno, faremo un bagno dagli scogli a Favignana. Alla sera, ottima cena al ristorante Due Colonne, con Danila e Paolo.

22 settembre – E’ l’ultimo giorno che passiamo a Favignana, domattina l’aliscafo ci aspetta poco dopo le 10 per portarci a Trapani, sulla terraferma, a casa … L’isola ci saluta con una giornata perfetta, serena, calda, appena ventilata, e il mare è calmo e così azzurro che sembra non volerci fare andare via. Mattina e pomeriggio sono dedicati a lunghi bagni e nuotate e ad altrettanto lunghe ore in spiaggia o sugli scogli a prendere il sole. E’ anche la giornata della raccolta del finocchietto selvatico, speriamo di riuscire a conservarlo e a usarlo. La cena consiste in un aperitivo e un panino “Cala Azzurra” al kiosco di Marasolo, ma l’ospite d’onore è il meraviglioso tramonto che si propone, come uno spettacolo inedito e irripetibile, e accompagna la nostra ultima serata, tutti insieme, a Favignana.

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23 settembre – Sorpresa! La vacanza non è finita: abbiamo ancora una giornata a disposizione, visto che l’aliscafo ci deposita a Trapani alla mattina, e il nostro aereo partirà stasera tardi. Ci dirigiamo subito verso la funivia che, da Trapani, ci porta sul Monte San Giuliano, a Erice. Ci troviamo in una cittadina medioevale costruita in sasso e protetta dalle Mura Ciclopiche. Incontriamo subito il Duomo dell’Assunta, eretto in stile gotico trecentesco, nel quale entriamo attraverso il portale di ispirazione catalana. L’interno, che a prima vista sembra una scultura di crochet, a un più attento sguardo rivela la scarsa armonia con il contesto, è un’aggiunta recente. Molto bello il grande altare marmoreo che raffigura scene della vita di Cristo.

La nostra passeggiata prosegue tra stradine strette e case più o meno patrizie, ma la meta è la famosa pasticceria “Maria Grammatico”, nota per la qualità delle specialità siciliane.Rifocillati, proseguiamo arrampicandoci fino alla piazza dove si affacciano nobili palazzi, e dove spicca il ristorante Nuovo Edelweiss, un nome che non mi aspetterei di trovare qui.Accanto a semplici case in sasso dalla forma squadrata e tozza, ci sono case affascinanti con sinuosi balconi fioriti e portali sontuosi. Tra tutti il Palazzo Burgarella, dell’omonima famiglia di imprenditori. Furono importatori del tonno rosso, commercianti in sale marino, e tra i fondatori del Banco di Sicilia.Incontriamo il noto Centro di Cultura Scientifica intitolato a Ettore Majorana, e finalmente arriviamo al punto panoramico dove la vista è, come si dice, mozzafiato. Sotto di noi, il mare della Sicilia settentrionale e San Vito Lo Capo.

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Lentamente scendiamo, dobbiamo raggiungere la fermata del bus che ci porterà a Trapani.

Anche il capoluogo siciliano ci incanta per la sua bellezza. E’ una città piuttosto grande, purtroppo in buona parte allargata con un’edilizia dall’estetica poco curata, ma il centro storico è bellissimo. Chiese e palazzi barocchi si alternano, magnifici e imponenti, mentre il mare ricorda spesso la sua presenza.Ci fermiamo per assistere alla celebrazione di un matrimonio: si attende la sposa in una coreografia altrettanto barocca e ridondante.

Entriamo nella chiesa di San Giuliano, che vede la prima costruzione nell’XI secolo. All’interno, gli originali gruppi scultorei dei “Misteri”, che rappresentano la morte e la passione di Gesù Cristo, ognuno dei quali dedicato, e sostenuto, dai rappresentanti di una professione.

A Trapani si respira un’aria elegante e nobile come solo i popoli del sud sanno esprimere, e coniuga la bellezza ridondante del barocco con la riservatezza di ampie finestre ben protette dagli scuri e cortili fioriti nascosti dietro enormi portoni.

Non potevamo lasciare la Sicilia senza un ultimo arancino … e mentre ci avviamo verso l’aeroporto, il sole che tramonta sulle saline ci regala le ultime, meravigliose immagini di questa terra benedetta.

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